È un viaggio, in realtà. Una storia coinvolgente e immersiva. 40 anni fa dei bambini cominciano a legare, diventano adolescenti, poi adulti. E, quasi per gioco, imboccano la strada del crimine. C’è, di fondo, un’ironia tagliente che, man mano, diventa violenza, peso insopportabile. Un noir, sempre più nero, con personaggi persi, spaccati, sofferenti. Mi ci sono persa dentro. Davvero, uno dei più bei noir che ho letto negli ultimi anni.
La ghenga degli storti
Nel 2024 Andrea Rasic vive a Gorizia. All’apparenza è un uomo come tanti: abita in un condominio poco distante dal confine sloveno, guida un’utilitaria e spende il suo tempo tra un posto da coordinatore della distribuzione presso un supermercato e la gestione dei pacchi in arrivo e in partenza per uno spedizioniere. È però la sua terza occupazione, quella come tuttofare di un antiquario, ad aprire uno squarcio su un passato che nessuno, vedendolo oggi, sospetterebbe. Un passato che emerge in tutta la sua prepotenza quando l’uomo, rincasando al fianco di Susanna, la donna con la quale convive, cade vittima di un’imboscata da parte di due sgherri armati: lasciando di stucco la compagna, Rasic sventa l’attacco freddando entrambi con un’abilità sorprendente, per poi battere in ritirata. La sua fuga disperata diventa allora un basso continuo che rievoca un’altra storia, quella riguardante la sua “vita di prima”, quando, tra gli anni Ottanta e i primi Duemila, il suo nome era Husky e le sue giornate gravitavano intorno a Lele, Weekend, lo Zingaro e Milady, che insieme a lui, a Valle dei Mulini – un paesino dimenticato da dio tra Venezia e Treviso –, costituirono «la ghenga degli storti». Braccato dal passato, e affamato di futuro, Rasic si pone solo due domande: chi è a volerlo morto? e soprattutto perché? Attraverso il racconto di un sodalizio votato al guadagno facile e alimentato da una sete di potere e riscatto, Fulvio Luna Romero ha dato forma al suo romanzo più ambizioso, tessendo il controcanto di quarant’anni di storia italiana, ma soprattutto restituendo in maniera vivida e indimenticabile un Veneto fatto di capannoni, armi e cocaina, dedizione al lavoro e al profitto, benessere, fatica e sopraffazione.
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Adele De Rossi 09 luglio 2025Ma che bel romanzo!
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