Un libro che non può lasciare indifferenti: o lo si ama come uno dei libri più belli mai letti o lo si abbandona dopo poche pagine. Ecco: io ho adorato questo libro. La prima parte è un potpourri di aneddoti, storie, frasi, leggende legate dal leitmotiv delle parole "il mio buon padre". All'inizio è difficile destreggiarsi perché non si capisce di chi si sta parlando, ma poi si rimane affascinati da questo fluire di parole. La seconda parte ambientata nel periodo sovietico in Ungheria è invece un romanzo più tradizionale. Se si supera lo sconcerto iniziale, si scoprirà un romanzo meraviglioso.
L'autore è il discendente dei principi Esterházy d'Ungheria, famiglia di aristocratici vicini a imperatori e re. Quando, nel 1949, il partito comunista impose un regime stalinista, la famiglia di Péter decise di restare piuttosto che di andare in esilio. In questo libro lo scrittore, accanito sperimentatore, racconta con una narrazione non lineare la storia della famiglia dal '500 in poi dando vita a una lunga carrellata storica, in cui ogni antenato maschio viene chiamato "mio padre" con un effetto di straniamento evidente.
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Copertina flessibile 706 9788807818707 Molto buono (Very Good).
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