L'incantatore putrescente - Guillaume Apollinaire - copertina
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Letteratura: Italia
L'incantatore putrescente
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Descrizione


Che ne sarà del mio cuore tra coloro che s'amano l'un l'altro? "Il tempo degli incantatori tornerà", tuona Apollinaire sulle labbra inaudite di Merlino. Ed è una profezia finalmente dissepolta. "L'Incantatore Putrescente", opera prima del poeta francese, cova le braci del suo ardore visionario, scaturigine di una poetica che fu midollo fetale del modernismo. Poema di amore, morte e resurrezione, egli riuniva qui, cantore anti-decadente di un esuberante fatalismo magico, le intuizioni estetiche di un principe del paradosso, al contempo avanguardista ruggente e Orfeo delicato. All'ombra di Merlino, intorno a cui confluisce sterminata la fauna umana e mostruosa dei miti di ogni epoca, egli intona la litania di una solitudine alchemica, l'enigma dell'uomo Apollinaire: un Natale funerario, ovvero la putrefazione sublime e mistica del poeta, amante e separato, eterno e morente, schivo di tutto e pontefice di ogni cosa. Nella foresta profonda e oscura, in un dramma che ha le leggi della poesia più pura, si fa quindi luce l'arcano palpitante dello stallo tra gli amanti, ovvero "la coscienza delle diverse eternità dell'uomo e della donna": lui, "un campo con il suo mietitore, un branco di porci con il suo guardiano"; lei, "la primavera inutile, l'oceano mai calmo". Si rimane ombre dissimili: è questo il destino degli amanti? Chi si dispera? Che ne è stato di quel cuore tra coloro che si amavano? Che ne sarà? Si annida una certezza: alla vita e all'arte serve una morte, non c'è scampo senza Lei. La primavera inutile è fiorita. Di quel tempo si vede l'ora.

Dettagli

2023
5 maggio 2023
9788893802505

Conosci l'autore

Foto di Guillaume Apollinaire

Guillaume Apollinaire

(Roma 1880 - Parigi 1918) poeta francese. Figlio naturale di una nobildonna polacca e di un italiano ex ufficiale borbonico, visse i suoi primi anni fra Roma, Monaco, Nizza, Cannes, Lione. Stabilitosi a Parigi nel 1902, partecipò alle più vivaci battaglie artistiche del tempo. Fondò riviste e scrisse cronache d’arte. Fu il primo a sostenere i fauves, presentando nel 1908 opere di Matisse, Derain ecc.; appoggiò la «rivoluzione» cubista con uno scritto rimasto celebre, I pittori cubisti (Les peintres cubistes, 1913); entrò in contatto con F.T. Marinetti e scrisse il manifesto L’antitradizione futurista (L’antitradition futuriste, 1913) e fu poi sempre pronto a cogliere l’importanza di artisti dalle tendenze anche disparate, da Delaunay a Picabia e a De Chirico. Arruolatosi nel 1914 e successivamente...

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