Indaco Cristallo Arcobaleno E Diamante

Mi occupo professionalmente di metafisica dal 1988 ed in questo lungo e glorioso periodo ho incontrato numerosi genitori, prevalentemente madri, che mi contattavano per parlarmi dei loro figli e figlie, perché incapaci di comprenderli e soprattutto gestirli. Dai loro racconti era facile dedurre che questi e queste avevano tutte le caratteristiche di coloro che sono considerati come i bambini Indaco, ai quali si sono in seguito aggiunti, più o meno in questa progressione, i bambini Cristallo, poi gli Arcobaleno e infine i Diamante. Erano tutte nuove tipologie di bambini, o meglio di entità, che si rivelavano essere incarnazioni evolute con capacità particolari e poteri speciali, poteri yogici già attivati, e compiti pressoché incomprensibili da un livello di coscienza standard stabile nella sopravvivenza. Chiaramente, queste nuove anime in arrivo si sono trovate, all’inizio, a disagio nel sociale, con difficoltà di comunicare, incapaci di comprendere l’educazione imposta, annoiate e tendenti per reazione all’aggressività e all’autismo. Le madri, estremamente preoccupate e ormai quasi prive di speranza, mi chiedevano se con le mie conoscenze potevo intervenire in qualche modo e fare qualsiasi cosa per bilanciarli e farli tornare alla normalità, a quella che loro consideravano come normalità. Mi sono sempre reso disponibile ad incontrarli, prima di farmi un’idea e intraprendere qualsiasi azione, e vedere cosa emergeva dall’incrocio delle nostre energie. Li ho letti psichicamente, controllando i loro flussi vitali e chakra e osservato che prevalentemente palesavano uno sbilanciamento energetico laterale, quindi troppa legna al fuoco da una parte e molto poca dall’altra. I chakra, naturalmente, data la loro giovane età, erano ancora in formazione ma di massa superiore alla media e la sensazione generale era di notevole sforzo per integrare le loro coscienze evolute in un veicolo fisico che necessitava di aggiornamento. Ultimamente, dopo così tanti anni, sono entrato in contatto con uno di quei bambini, che adesso è più che maggiorenne, il quale mi ha invitato ad un incontro con altri e altre di loro, spiegandomi che si sono aggregati in una rete di supporto, all’interno della quale comunicano, condividono e operano. “Vieni e vedi,” mi ha detto infine con un sorriso disarmante, “e se vuoi far domande falle. Noi ti risponderemo ognuno a suo modo.” Un’opportunità fantastica di partecipare ad una tavola rotonda con alcuni e alcune loro e scambiare, o meglio ricevere, informazioni. Dopo i saluti di rito, calorosi con i ritrovati e indagatori con i nuovi, ci sediamo in cerchio ed io metto subito in tavola le mie domande fondamentali: cosa è successo dopo tutti questi anni, dove siete andati a finire e cosa avete combinato, perché ci aspettavamo grandi cose da voi. “Adesso ti raccontiamo.” Rispondono in coro. E a turno, ognuno e ognuna si racconta nei capitoli che seguono. Questa è la trascrizione di quell’incontro.