Istoria di Ottinello e Giulia dove s'intendono varie disgrazie a loro accadute e come alfine si sposarono
In 16, cm 8,5 x 15, pp. 12. Brossura muta coeva. Privo all'origine del frontespizio con titolo in testa all'inizio del testo. Edizione popolare in versi di questo poemetto precedentemente pubblicato dal Marescandoli e da altri, che narra le vicende del figlio del Principe di Salerno, il quale, avendo sentito narrare della bellezza della figlia del Principe di Capua, con il quale il padre era in guerra, fuggì di casa e travestitosi da servitore presso la corte capuana, riuscì a rivelare alla fanciulla la sua vera condizione e il suo amore, persuadendola a fuggire con lui. Giunti a un fiume, questi si addormentano. In quel mentre, un un falco porta via un velo con il quale Giulia aveva coperto il volto dell'amato, il quale svegliatosi insegue l'uccello fino al mare, Qui viene rapito dai corsari i quali lo vendono a Cipro a un ortolano. Ottinello mentre lavora scopre un tesoro grazie al quale riuscì a riscattarsi. Nascosto il tesoro in 15 botti di tarantelli, lo fa imbarcare su di una nave per portarlo in Italia senonchè, prima che possa salirvi questa è allontanata dalla riva a causa di un vento impetuoso e approda su di un'isoletta dove Giulia, travestita da uomo aveva aperto un'osteria. A questa il capitano affida le botti nel caso il padrone le fosse venute a reclamare. In seguito, Ottinello, presa un'altra nave, anche questa viene spinta sull'isola dove ritrova Giulia e il tesoro con il quale, i due amanti fondano una città che chiamarono Taranto, si sposarono e fecero riappacificare le loro famiglie. Il racconto sembra essere di origine orientale. Rara edizione stampata da Francesco Bertini, stampatore e libraio lucchese che successe, a partire dal 1805, a Domenico Marescandoli. ultimo dei discendenti di questa famiglia di stampatori, noti per la gran produzione di edizioni popolari, piccoli libri popolari, ascetici e profani, spesso vendute da librai girovaghi. Giannini, La poesia popolare a stampa... II, p. 394. Nessun esemplare in Opac.
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<p>In 16, cm 8,5 x 15, pp. 12. Brossura muta coeva. Privo all'origine del frontespizio con titolo in testa all'inizio del testo.&nbsp; Edizione popolare&nbsp; in versi di questo poemetto&nbsp; precedentemente pubblicato dal Marescandoli e da altri,&nbsp; che narra le vicende del figlio del Principe di Salerno, il quale, avendo sentito narrare della bellezza della figlia del Principe di Capua, con il quale il padre era in guerra, fugg&igrave; di casa e travestitosi da servitore presso la corte capuana, riusc&igrave; a rivelare alla fanciulla la sua vera condizione e il suo amore, persuadendola a fuggire con lui. Giunti a un fiume, questi si addormentano. In quel mentre, un un falco porta via un velo con il quale Giulia aveva coperto il volto dell'amato, il quale svegliatosi insegue l'uccello fino al mare, Qui viene rapito dai corsari&nbsp; i quali lo vendono a Cipro a un ortolano. Ottinello mentre lavora scopre un tesoro grazie al quale riusc&igrave; a riscattarsi. Nascosto il tesoro in 15 botti di tarantelli, lo fa imbarcare su di una nave per portarlo in Italia senonch&egrave;, prima che possa salirvi questa &egrave; allontanata dalla riva a causa di un vento impetuoso e approda su di un'isoletta dove Giulia, travestita da uomo aveva aperto un'osteria. A questa il capitano affida le botti nel caso il padrone le fosse venute a reclamare. In seguito, Ottinello, presa un'altra nave, anche questa viene spinta sull'isola dove ritrova Giulia e il tesoro con il quale, i due amanti fondano una citt&agrave; che chiamarono Taranto, si sposarono e fecero riappacificare le loro famiglie. Il racconto sembra essere di origine orientale.&nbsp; Rara edizione stampata da Francesco Bertini,&nbsp; stampatore e libraio lucchese che successe, a partire dal 1805, a Domenico Marescandoli.&nbsp; ultimo dei discendenti di questa famiglia di stampatori, noti per la gran produzione&nbsp; di edizioni popolari, piccoli libri pop
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Anno edizione:1822
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