Paulie e Angela sono una coppia italo - americana di Bensonhurst (New York). Il primo vive con il padre vedovo e gestisce il bar edicola di famiglia, Angela abita con il padre, anch’egli vedovo, e con i suoi due fratelli e lavora come segretaria in uno studio di architettura di Manhattan. Nel medesimo studio lavora l’architetto di colore Flipper Purify, che risiede a Harlem, è sposato con Drew ed è padre di una bambina di nove anni. La vicinanza fra Angela e Flipper li porterà a diventare amanti e in seguito una coppia invisa a famiglie di provenienza e amicizie le quali non vedono di buon occhio il rapporto fra persone di diverso colore. Due visioni differenti, opposte, ma al tempo stesso uguali di un problema annoso e che da sempre affascina Spike Lee: le difficoltà di coesistenza pacifica all’interno di quel crogiolo che ci si sforza di chiamare Stati Uniti. Lee ancora una volta non cerca spiegazioni, non certo cure, ma si limita a riutilizzare i classici di cinema e letteratura, Indovina chi viene a cena e Romeo e Giulietta, per narrare la storia di un architetto giovane e di successo seguendolo come un’ombra. Seguendolo nella scelta di tradire la moglie Drew, una “mezzo sangue”, come la chiamano i “fratelli”, che ha come sola colpa quella di essere figlia di una coppia mista. La narrazione passa al setaccio, da ambo le parti, ogni genere di stereotipo domestico e di razza. Dal mondo degli Italiani d’America che letteralmente usano la sorella e la figlia come una madre e moglie sostitutiva, alle chiacchiere da edicola sulla considerazione che i bianchi hanno delle persone di colore, fino agli stereotipi che il mondo dei neri ha delle donne e persone bianche pronte a sfruttarli per una semplice e banale rivincita culturale. Nel mezzo due vite, Flipper e Angela, che devono cercare di coesistere fra la burrascosa fine di una vita di coppia e un nuovo rapporto creatosi con la famiglia paterna la quale deve convivere anche con il problema della droga, che ha le sembianze di Samuel Jackson nel ruolo di Gator, fratello maggiore di Flipper, e tossicodipendente perennemente a caccia di denaro. Dall’altra parte Angela che deve tentare di ricucire un rapporto deterioratosi con un padre e fratelli che l’hanno scacciata a suon di percosse e minacce perché accoppiatasi con un “uomo nero”. Perciò se amate la Grande Mela nei suoi anfratti meno pubblicizzati e incastonati grazie a una fotografia degna di un film di Woody Allen, al suono di una colonna sonora che spazia dall’Hip Hop a Stevie Wonder; come sempre il regista originario di Atlanta non vi deluderà. Se a questo aggiungete l’amore per l’auto determinismo di razza e desiderate analizzarlo rimarrete affascinati da una pellicola che oltre venti anni or sono fece molto scalpore e discutere.
