Se nella prima parte la biografia di Burzio rappresenta al meglio la fioritura delle scienze nella Torino settecentesca, le due parti seguenti mettono in rilievo insieme alla genialità scientifica anche i "caratteri psicologici e morali del tipo Lagrange". Prima alla corte di Berlino. Poi a Parigi, nei lunghi anni dal 1787 al 1813, dall'inizio della rivoluzione al tramonto dell'impero. Dalla biografia di Burzio, e dagli altri biografi passati in rassegna nella prefazione di Luigi Pepe, emerge il carattere di un Lagrange appartato, modesto, forse piuttosto utilitarista (aveva sposato senza passione una "buona massaia che non ha alcuna pretesa"), solitario ("amo la musica perché mi isola"), capace di vivere a contatto di gomito con i sovrani senza adulazione (a differenza di Laplace, non dedicò ai potenti di turno alcuno dei suoi trattati). Universalmente considerato un genio della scienza, pare che ad ogni quesito usasse rispondere d'istinto "j'ignore, non so". Se Montaigne non fosse morto due secoli prima avrebbe potuto scrivere l'intercalare di Lagrange fra le citazioni di analogo significato incise sul soffitto della sua biblioteca. Saggi introduttivi di Luigi Pepe
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Anno edizione:2013
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