"Non ti odio madre, solo non ti amo." Questa è la frase che più di tutte racchiude il senso intimo di questo libro. Lasciami andare, madre è stato un pugno costante allo stomaco, di quelli che lasciano senza fiato. È un libro forte, duro, che nella sua brevità è in grado di lacerarti il cuore. È un viaggio in un passato oscuro, in una delle pagine più tristi e buie dell'umanità. Uno di quei libri che reputo necessario da leggere almeno una volta nella vita, Perché come ci ha insegnato Primo Levi «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».
Lasciami andare, madre
«Sì, madre, lo so, l'ho letto nel tuo dossier. Vi addestravano per sensibilizzarvi alle atrocità a cui avreste assistito nei campi di sterminio: e a quelli venivano destinate solo le più dure, le più coriacee. Per questo tu fosti scelta per Birkenau, il campo più selettivo.»
Un libro drammatico, in cui la tensione emotiva è sempre altissima, in cui non succede nulla perché tutto, troppo, è già successo."Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli". In una stanza d'albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino, Helga Schneider ricorda quella madre che nel 1943 ha abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere quella che considerava la sua missione: essere a tempo pieno una SS e lavorare nei campi di concentramento del Führer.
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Autore:
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Edizione:4
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Anno edizione:2004
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Michela 25 febbraio 2025Una testimonianza struggente
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ALESSANDRA 03 gennaio 2025Doloroso
Mi è difficile parlare di questo libro, perché raccoglie molti tipi di dolori diversi, sovrapposti e intersecati, e poi perché il tema dei campi di concentramento è sempre attuale e devastante. Leggendo queste pagine poi, con le dovute e rispettose differenze, provavo sentimenti ambivalenti: da una parte immaginavo la devastazione che provava nel cuore la scrittrice, dovendo affrontare i suoi dolori, le sue mancanze e i suoi handicap emotivi causati da una madre orgogliosamente nazista; dall'altra venivo presa a schiaffi da alcune frasi che mi toccavano dentro come cerini accesi, risvegliando quell'amaro che mi cova dentro da sempre come brace sotto la cenere. Il dolore di una figlia dipendente emotivamente da una madre egoista e assente, la devozione implorante e i continui sensi di colpa che hanno caratterizzato anche la mia infanzia; fino alla costruzione autonoma di un IO resistente e libero, troncando ogni tipo di rapporto. L'ho letto praticamente in una notte insonne in una sorta di seduta psicanalitica del tutto inaspettata, a dimostrazione di quanto un libro possa essere universale e parlante alle nostre anime, nonostante il tema principale sia quanto di più lontano dalle nostre attuali vite. Se si pensa a quanta crudezza c'è nelle parole e nell'atteggiamento fiero della madre, se la si ascolta esaltare i metodi utilizzati per soggiogare ed eliminare gli ebrei e il lavaggio cerebrale a cui sottoponevano tutti coloro i quali il fuhrer chiamava alle armi, vengono davvero i brividi. Non finirà mai il dolore che mi devasta ogni volta che affronto libri del genere. Se penso che tutte queste parole sono nate in quel momento storico e arrivano a noi come loro testimonianza, la voragine che mi risucchia i sentimenti è sempre ugualmente devastante. (Ma quante volte ho detto 'devastante'?!)
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Sara F. 01 gennaio 2025emozionante
Questo libro tratta del "non-rapporto" e della "non-storia" che si può avere tra una madre e una figlia. Una figlia che per una vita si interroga su chi sia stata la propria madre. Libro duro, commuovente.
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