Lettere alla fidanzata
«Risposi a un annuncio del “Diário de Notícias”. Avevo diciannove anni, ero allegra, sveglia, indipendente e, contro la volontà dei miei familiari, decisi di trovare un impiego». Così Ophélia Queiroz si trovò a lavorare nello stesso ufficio di Fernando Pessoa. «Tutto cominciò con sguardi, bigliettini, messaggi che mi lasciava di soppiatto sulla scrivania». Ed era già il namoro, come si chiama in portoghese quel vago periodo che precede il fidanzamento ufficiale. Queste lettere testimonieranno la profonda, irriducibile irrealtà in cui Pessoa sapeva lasciar precipitare ogni evento della sua vita personale, come se già questa locuzione fosse per lui un’incongruità. E tale era. Tanto più preziose, tanto più insostituibili queste sue lettere alla fidanzata, che accettano subito di partecipare, «proprio come i veri grandi amori, del ridicolo e del sublime» (Tabucchi).
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Edizione:11
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