Difficile parlare della poesia di Ted Hughes senza “identificarla” con la sua storia personale. Bello, intellettuale, affascinante, ombrosamente britannico incontra la solare americana Sylvia Plath. Poeti entrambi vivono sempre a ridosso tra realtà e poesia, come gemelli “siamesi” (come scrive lo stesso Hughes in una delle poesie). Apparentemente la loro vicenda personale termina con il suicidio di Sylvia. Hughes non parla. Non ne parla per 35 anni. Anche la seconda compagna di Hughes si suicida insieme con la figlia. Questi eventi lo bolleranno per sempre come un uomo e un artista detestabile da tutte le femministe e, più in generale, da tutte le lettrici. Solo l’anno della sua morte, nel 1998, Ted Hughes decide di pubblicare questo stupendo libro di poesie dedicate a Sylvia. Che vanno giudicate per la loro qualità artistica, piuttosto che per la storia personale che ne deriva. Sono poesie bellissime, fotografiche a volte, che parlano di attimi del quotidiano per arrivare a esplorare invece aspetti profondi dell’anima in ciascuno di noi.
