L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera è un romanzo che va oltre la semplice narrazione: è un viaggio filosofico e psicologico dentro la natura umana. Con una scrittura elegante e lucida, Kundera intreccia le storie di Tomas, Tereza, Sabina e Franz, esplorando temi come l’amore, il desiderio, la fedeltà e il senso dell’esistenza. Ciò che rende questo libro straordinario è la sua profondità emotiva e intellettuale: ogni personaggio rappresenta un diverso modo di affrontare la vita, sospesa tra leggerezza e peso, libertà e responsabilità. Da psicologa, ho trovato toccante il modo in cui l’autore descrive i conflitti interiori, la fragilità dei legami e la ricerca di significato in un mondo dominato dal caso. È un romanzo che invita alla riflessione, che va letto lentamente, lasciando che le parole risuonino dentro. Un’opera che non offre risposte, ma apre domande fondamentali sull’essere e sull’amare. Un libro che rimane nel cuore e nella mente, e che ogni volta rivela qualcosa di nuovo su noi stessi.
L'insostenibile leggerezza dell'essere
Esercitato da lungo tempo a percepire nella «Grande Marcia» verso l’avvenire la più beffarda delle illusioni, Kundera ha saputo mantenere intatto il pathos di ciò che, intessuto di innumerevoli ritorni come ogni amore torturante, è pronto però ad apparire un’unica volta e a sparire, quasi non fosse mai esistito.
«Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere» - Italo Calvino
«Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell'aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla "compassione" verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. Così accade nel romanzo: Tomás ama Tereza, Tereza ama Tomás: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; quasi come nelle Affinità elettive si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose.» - Pietro Citati
«Un libro che racconta come il pensiero del bene condizioni la vita di una persona quanto il male.» - Francesco Piccolo
Protetto da un titolo enigmatico, che si imprime nella memoria come una frase musicale, questo romanzo obbedisce fedelmente al precetto di Hermann Broch: «Scoprire ciò che solo un romanzo permette di scoprire». Questa scoperta romanzesca non si limita all’evocazione di alcuni personaggi e delle loro complicate storie d’amore, anche se qui Tomáš, Teresa, Sabina, Franz esistono per noi subito, dopo pochi tocchi, con una concretezza irriducibile e quasi dolorosa. Dare vita a un personaggio significa per Kundera «andare sino in fondo a certe situazioni, a certi motivi, magari a certe parole, che sono la materia stessa di cui è fatto». Entra allora in scena un ulteriore personaggio: l’autore. Il suo volto è in ombra, al centro del quadrilatero amoroso formato dai protagonisti del romanzo: e quei quattro vertici cambiano continuamente le loro posizioni intorno a lui, allontanati e riuniti dal caso e dalle persecuzioni della storia, oscillanti fra un libertinismo freddo e quella specie di compassione che è «la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte della telepatia, delle emozioni». All’interno di quel quadrilatero si intreccia una molteplicità di fili: un filo è un dettaglio fisiologico, un altro è una questione metafisica, un filo è un atroce aneddoto storico, un filo è un’immagine. Tutto è variazione, incessante esplorazione del possibile. Con diderotiana leggerezza, Kundera riesce a schiudere, dietro i singoli fatti, altrettante domande penetranti e le compone poi come voci polifoniche, fino a darci una vertigine che ci riconduce alla nostra esperienza costante e muta. Ritroviamo così certe cose che hanno invaso la nostra vita e tendono a passare innominate dalla letteratura, schiacciata dal loro peso: la trasformazione del mondo intero in una immensa «trappola», la cancellazione dell’esistenza come in quelle fotografie ritoccate dove i sovietici fanno sparire le facce dei personaggi caduti in disgrazia.
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Edizione:28
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Anno edizione:1989
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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BarbaraG. 16 ottobre 2025Un capolavoro sull’amore, la libertà e il peso dell’esistenza.
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GRI 11 ottobre 2025Bello
Molto appassionante e facile da leggere
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sofi 18 settembre 2025alti e bassi
La sensazione che mi ha dato questo libro è stata quella di essere su delle montagne russe. L'inizio con la citazione di Nietzsche mi ha attirata sin da subito, e in seguito mi sono affezionata sia ai personaggi che alle dinamiche tra di loro. Mi è piaciuta particolarmente la scelta di affrontare uno stesso arco temporale da diversi punti di vista e ho trovato divertente la sezione sul dizionario delle parole. Ciò che ho gradito di più sono state le riflessioni che accompagnano il libro in maniera discreta ma molto significativa. Peccato per quel centinaio di pagine prima della conclusione per le quali sto ancora cercando di trovare un senso.
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