Il romanzo si focalizza sulla battaglia dell’Ebro, nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1938, la battaglia più cruenta combattuta durante la guerra civile spagnola. A fronteggiarsi sono l’XI Brigata Mista dell’esercito repubblicano, la cui missione è attraversare il fiume per conquistare la città (fittizia) di Castellets del Segre, e un battaglione di fanteria, cui si aggiunge un tabor di marocchini noto per la sua efferatezza. In un continuo alternarsi di punti di vista, ora quello dei repubblicani e ora quello dei franchisti, l’Autore segue l’attacco e la difesa degli uni e degli altri, rilevando l’insensatezza, la disumanità e l’assurdità della guerra, «perché si lotta soltanto per non morire». Frattanto egli lumeggia sulle debolezze e le vulnerabilità dei giovani dell’XI Brigata Mista – soprannominati “biberon” – che però sanno ben indossare l’armatura e apparire rigidi e duri, benché tutti abbiano in egual modo il «timore di non compiere il loro dovere. Di non fare le cose bene». Tutti hanno il medesimo sguardo perso nel vuoto, l’aria stanca e silente di chi è oramai stufo di «un passato inutile, un presente sanguinoso e un futuro apolide in un’Europa in cui non ci sarà posto per loro». E proprio il servizio militare dei giovani si fa emblema di un mondo ormai in rovina. Indimenticabili sono le figure femminili, come Vivian o Pato, che non perdono la speranza in un futuro migliore del presente, dove la giustizia e la cultura rendano il mondo un posto migliore. Nello spazio di pochi giorni che tuttavia sembrano durare un’eternità, Arturo Pérez-Reverte ci fa penetrare nello squallore della guerra, che mette in pausa la vita, quando non viene spezzata, e provoca smarrimento, ci fa sentire l’odore della morte.
Linea di fuoco
Linea di fuoco è un’apnea, una discesa ripida nello squallore monotono dei fucili ricaricati a ritmo continuo, affidata a un coro di voci indimenticabili, quelle dei nonni e delle nonne, dei padri e delle madri che hanno fatto la storia della Spagna odierna.
«Mi piace Pérez-Reverte, mi ricorda Dumas e Salgari.» - Umberto Eco
È la notte tra il 24 e il 25 luglio 1938 e sta per cominciare la battaglia dell’Ebro, la più sanguinosa mai combattuta in terra spagnola. L’XI Brigata Mista dell’esercito repubblicano attraversa il fiume per stabilire una testa di ponte a Castellets del Segre; nei pressi del paese, mezzo battaglione di fanteria, un tabor marocchino e una compagnia della Legione Straniera difendono la zona. Sono uomini e donne, in larga parte giovanissimi, che per fare i soldati hanno messo in pausa la vita. Come Patricia Monzón, addetta al reparto trasmissioni, che tra una spola e l’altra per sistemare telefoni incontra una carezza d’amore; come Ginés Gorguel, falegname di Albacete, che si rolla una sigaretta e intanto medita di passare al nemico; come il sottotenente Santiago Pardeiro Tojo, vent’anni appena, ex studente di Ingegneria Navale, che prima della sparatoria fa l’occhiolino ai suoi uomini per mascherare la paura. Combinando magistralmente finzione e dati storici, Arturo Pérez-Reverte ci porta tra i valorosi che affrontarono quei giorni: un unico, ininterrotto movimento di camera tra i due fronti che di volta in volta inquadra smarrimenti e sorrisi, obbedienze e ostinazioni ideologiche, l’odore immobile della morte e addirittura il miracolo di una vita che viene al mondo.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2023
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Antonietta Florio (Il Club Del Sapere Filosofico) 03 gennaio 2025Linea di fuoco
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