Fantastico libro per rivivere i classici lirici greci. Con traduzioni poetiche
Lirici greci. Testo greco a fronte
"Il greco... un'avventura, un destino a cui i poeti non possono sottrarsi."
"Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra."
Un vertice di limpida bellezza atemporale: in estrema sintesi è questo il prodigio poetico di un'opera che va oltre il mutare degli orientamenti estetici e che è stata capace di stupire ed emozionare generazioni di lettori come raramente accade, o come accade solo ai veri classici. La celebre versione dei "Lirici greci" di Salvatore Quasimodo è un duplice capolavoro, per la mirabile essenzialità poetica dei testi originali e per le virtù di chi ha saputo trasformare quei versi antichi in insuperabili esempi di purezza lirica, insieme trasparente e profondissima, nella nostra lingua. Come scrive Giuseppe Conte nella prefazione, «Quasimodo vede il suo incontro con i lirici greci come il coronamento di un suo percorso destinale: quel suo sentirsi esule ma sempre figlio di un'isola che, per paesaggi, mitologie, memorie storiche, è, tra le terre dove oggi si parla e si scrive in italiano, la più vicina alla Grecia e al suo patrimonio di poesia e di mito». Lo stesso Quasimodo, nella piena consapevolezza di un'operazione tanto ardua quanto affascinante, ci dice: «Le parole dei cantori che abitarono le isole di fronte alla mia terra ritornarono lentamente nella mia voce, come contenuti eterni». Ma un esito insieme così pieno e sapientemente leggero nella sua alta efficacia poteva solo scaturire dal talento naturale di un autore sensibilissimo, come Quasimodo, alla più chiara musica della parola e del verso, passando dal «desiderio d'amore» o dai «celesti patimenti» di Saffo al raffinato edonismo bacchico di Anacreonte, nel quadro elegantissimo di una varietà lirica impareggiabile.
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2018
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Romana Giaffei 14 dicembre 2019
...del verde pallido ulivo"( Anacreonte, trad.di S.Quasimodo ). I lirici greci ( VII - VI sec. a.C. ed oltre ) ci affascinano ancora oggi per la sublimità dei loro componimenti, per l'universalità e la specificità dei temi e per la forte componente emotiva che li connota. Nei testi, oltre ai contenuti, assumono grande rilievo anche il lessico, la metrica e le figure retoriche; tali elementi, nell'insieme, danno vita a microcosmi poetici perfettamente realizzati. In particolare Salvatore Quasimodo in questa silloge di sue traduzioni ( con testo originale a fronte ) ci propone, solo per fare qualche rapido cenno, l'ampio repertorio sentimentale-erotico di Saffo ( cito ad es. "A me pare uguale agli dèi" ) oppure il particolare misticismo presente in Alceo ( ad es. nell'inno dedicato "Ai Dioscuri") o la violenza verbale insita nelle invettive di Archiloco (ad esempio nella maledizione rivolta "All'amico d'un tempo") o, ancora, le soavi descrizioni paesaggistiche formulate da Ibico ( ad esempio in "Albero in riva al fiume" ) o le riflessioni etiche di Simonide di Ceo ( ad es. nell'encomio "Per i morti alle Termopili" ). Vale la pena ricordare che Quasimodo pubblicò questa antologia nel 1940, ottenendo dalla critica e dal pubblico entusiastici consensi ma, nel contempo, provocando anche lo scetticismo e lo sdegno di alcuni illustri accademici nonché filologi; costoro, infatti, accortisi di certe libertà o inesattezze, ipotizzarono che il letterato, già noto in Italia come esponente dell'Ermetismo, non conoscesse bene il greco antico e avesse addirittura copiato da altri testi. Senza entrare ulteriormente nel merito della questione, ritengo comunque determinante, per fugare dubbi più o meno pretestuosi, un'attenta analisi del "Chiarimento alle traduzioni" scritto, all'epoca, dallo stesso autore come opportuno corollario dell'opera. Personalmente continuo a ritenere coerenti ed appropriate le soluzioni quasimodiane, soprattutto perché testimoniano il superamento delle canoniche versioni di tipo scolastico a favore di una resa in italiano meno rigorosa, anche se passibile di sterili polemiche, ma intimamente connessa allo spirito poetico originario.
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