Avevo conosciuto la scrittura di Manuela Lunati leggendo il suo precedente lavoro, Giochi di mano. Già in quell’occasione avevo apprezzato la capacità dell’autrice di narrare il corpo di donna, un corpo legittimato a muoversi nel mondo, ad essere desiderato, desiderabile e desiderante. Un corpo da ascoltare e assecondare nel cammino che porta alla riappropriazione di sé. Questo corpo credo di ritrovarlo nel racconto di apertura di Lupa in fabula. Ritrovo il desiderio, lo struggimento, il gioco erotico che smette di essere tale, la necessità salvifica di andarsene, la libertà che ogni donna deve testardamente rivendicare ogni giorno, in ogni suo gesto. Mi soffermo a pensare che ci sia una sorta di filo rosso a legare i lavori di Manuela Lunati e scopro che la posta in gioco si alza ancora, mettendo in discussione le censure e le autocensure che investono il corpo femminile. Le lupe in fabula, infatti, sono donne che conoscono il desiderio e vivono (o fantasticano) l’eros. Trovo donne che abbandonano i tabù, in particolare quelli legati alla femminilità e al sentire angelicato, per osare qualcosa che renda il corpo strumento di libertà. Donne che sperimentano, si lasciano andare, conducono i giochi o si lasciano consapevolmente condurre. Tra le pagine, come nella realtà, trovo donne mortificate e negate, recluse o autorecluse, i cui corpi devono essere nascosti fino all’annullamento della propria esistenza. Donne costrette a negare la lupa ma che trovano il modo di entrare in contatto con il proprio desiderio, passando attraverso un corpo non necessariamente bello o sano. Le lupe in fabula, che obbediscano o si ribellino, sanno o stanno imparando a capire cosa desiderano e cosa no, cosa piace loro e cosa invece è da rifiutare. Sanno sedurre, amare, godere ma sanno anche lasciare e andarsene per non soggiacere ad un piacere che non è più tale. Perché le lupe in fabula sanno che non esiste peccato in un corpo desiderante.
Lupa in fabula
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Chi è che l’aveva istruita a contentarsi? Improvvisamente le fu chiaro d’essere stata, per tutta una vita, decisamente frugale nelle sue voglie. È desiderio quello che anima le protagoniste dei trenta testi che compongono questa raccolta. Un viaggio attraverso il corpo delle donne, sede e strumento di una libertà costantemente assediata da censure e autocensure, così come dall'ossessione amorosa. L’eros – vissuto o fantasticato – è il fil rouge che lega queste storie: ora moltiplicato da un’incolpevole esuberanza, ora mortificato dalla maternità, dalla malattia, dall’educazione. L’universo femminile, in bilico tra piacere e dolore, tra obbedienza e rivolta, si rivela con parole di donna.
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Anno edizione:2019
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In commercio dal:2 gennaio 2019
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