E la prima volta che compro. Precisi,puntuali lo consiglio sicuramente farò nuovamente acquisti.
Lupi nella nebbia. Kosovo: l'Onu ostaggio di mafie e Usa
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Mafia likes fog, like wolves. La mafia vuole la nebbia, come i lupi. Le parole di un poliziotto kosovaro sono la sintesi di un Paese in cui dieci anni di amministrazione ONU non hanno portato benessere e giustizia, ma miseria e criminalità. Dove, in nome della stabilità dei Balcani, si è legittimata una classe dirigente legata a doppio filo con la mafia. Attraverso una scrupolosa inchiesta giornalistica Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano tracciano un bilancio a tinte fosche della gestione internazionale: l'insabbiamento dei processi per crimini di guerra, le investigazioni sulle più alte personalità politiche del Paese (tutti o quasi ex comandanti UCK) misteriosamente sparite nel passaggio di consegne dalle Nazioni Unite all'Unione Europea; i rapporti degli osservatori OSCE che denunciano l'inerzia dell'ONU, rimasti lettera morta; le responsabilità degli USA. Il Kosovo è grande quanto l'Abruzzo e con 14.000 soldati NATO dovrebbe essere uno dei posti più sicuri del mondo. Perché allora a nord di Mitrovica si spara ancora? Per i magistrati il Kosovo è uno degli snodi più importanti per il traffico di armi, droga, organi ed esseri umani verso l'Occidente. Come mai quindi alle frontiere nessuno controlla i carichi dei camion? Nel cuore dei Balcani che marciano verso l'Europa il Kosovo è uno Stato delle mafie, autoproclamatosi indipendente, che ci riporta a una nuova guerra fredda.
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Anno edizione:2010
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RAFFAELE CONIGLIO 08 maggio 2010
Incuriosito dalla quarta di copertina per la descrizione del Kosovo come "uno degli snodi più importanti per il traffico di armi, droga, organi ed esseri umani verso l'Occidente", mi sono diretto in libreria con l'intento di leggere "I LUPI NELLA NEBBIA". Superate le iniziali diffidenze, ora posso dirlo. Si tratta di un gran bel saggio, un libro d'inchiesta come pochi. In un linguaggio diretto i due autori fanno parlare testimoni e diretti interessati. Ma sono i "confidential documents" di UNMIK i preziosi protagonisti. Le testimonianze dei giovani albanesi, dei funzionari internazionali, di poliziotti locali e cittadini serbi, presentano al lettore un quadro recente molto realistico e veritiero. Per un po' anch'io, leggendo alcune parti del testo, ho ripercorso a piedi le viuzze di Pristina, immaginandomi di essere seduto in questo ristorante o quella caffetteria del centro circondato da internazionali di ogni grado, tanto chiara è la descrizione delle scene. Leggengo il libro il lettore potrà capire cosa sia successo negli anni della guerra con l'uccisione di molti civili albanesi e i drammi familiari. Con altrettanto equilibrio e forza descrittiva vengono presentate le violenze subite successivamente dai serbi e le condizioni in cui vivono all'interno delle enclaves. Non sfuggono nemmeno le violenze perpetrate, anche dopo la guerra, dai militanti dell'UCK verso i serbi e i presunti collaborazionisti albanesi, le forniture di sangue ad alcune cliniche private che operavano a Pristina o le operazioni clandestine di organi praticate alla Medicus. In mezzo ci sono loro, i funzionari Unmik di ogni grado e nazionalità che in dieci anni di controllo e supervisione sono venuti a conoscenza di tanti fatti - altrettanto documentati e protocollati - ma che per le più svariate ragioni hanno preferito non alzare il polverone, consci delle ripercussioni e delle violenze che ne sarebbero potute scaturire se si fosse indagato sui nomi dei veri manovratori, Ramush Haradinaj e l'attuale Primo Ministro Hashim Thaci. Il libro, la cui vera forza sta nelle tante foto che riproducono i documenti riservati di Unmik, smaschera e mette a nudo le responsabilità degli internazionali. Dovremo confidare nella determinazione e nel lavoro dei nuovi prosecutors di Eulex. Intanto vi lascio scoprire il resto di questo splendido libro. Libro che, sono certo, lascerà il segno.
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