Ogni volta che prendo in mano un libro di Ranpo so già che mi troverò davanti a un intreccio dove logica e follia, grottesco e mistero si mescolano tra loro a opera d’arte. Il mago chiaramente non fa eccezione e ancora una volta Ranpo ci trascina in un universo fatto di illusioni, vendetta e rancore che, come al solito, mi ha conquistato. Anche ne Il mago torna come protagonista il celebre detective Akechi Kogorō, questa volta alle prese con un caso decisamente bizzarro: alla famiglia Tamamura vengono recapitati ogni notte misteriosi messaggi codice, come un sinistro conto alla rovescia che sembra preludere a un delitto. Ad architettare il tutto, un illusionista bizzarro e spietato, deciso a consumare la propria vendetta al punto da rapire lo stesso Akechi pur di non farsi intralciare. La sua furia si manifesta subito in modo brutale, tra una testa mozzata e un gatto ricoperto di sangue, ma tutto lascia presagire che il mago non si fermerà finché l’intera famiglia Tamamura non avrà pagato. Proprio come ne “La lucertola nera”, anche ne “Il mago”, sono l’antagonista di Akechi e la sfida intellettuale tra i due ad essere particolarmente coinvolgenti: una corsa contro il tempo tra logica e inganno, razionalità e magia che tiene fino alla fine con il fiato sospeso. Pur essendo uno dei romanzi più mistery di Ranpo (io preferisco quelli più noir e grotteschi) ne Il mago non mancano tutti i suoi tratti inconfondibili: le atmosfere inquietanti, vendetta e rancore come motori narrativi, dettagli disturbanti che colpiscono come un pugno allo stomaco e fanno dormire sogni poco tranquilli. Inoltre, ancora una volta, compare il mondo del circo, luogo privilegiato da Ranpo per costruire spettacoli macabri e agghiaccianti, in cui la linea tra realtà e illusione diventa indistinguibile. Super consigliato!
