La malinconia dei Crusich - Gianfranco Calligarich - copertina
La malinconia dei Crusich - Gianfranco Calligarich - 2
La malinconia dei Crusich - Gianfranco Calligarich - 3
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Dati e Statistiche
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Letteratura: Italia
La malinconia dei Crusich
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Descrizione


Vincitore del Premio Viareggio 2017, Sezione Narrativa

Menzione speciale al Premio Letterario Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti 2017

Finalista dei Premi: Viareggio Repaci - Bottari Lattes - Vigevano - Manzoni 2017.


La storia di un uomo che cerca di avere un altro sguardo sul mondo attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica, percorrendo il Sud d'Italia e poi un altro Sud, quello dell'America.

«Una narratività della quale resti felicemente prigioniero, per quel suo portarti dentro, facendoti "vedere" ciò che racconta.»Ermanno Paccagnini, La Lettura

La luna sull'acqua, la notte, e uno sguardo di malinconia che spazia sul mondo, la nostalgia per qualcosa che forse è stato perduto o forse non si raggiungerà mai. È il bagaglio che porta con sé Luigi Crusich, partito da Trieste per approdare a Corfù dove mette al mondo sei figli. Il primogenito, Agostino, sarà destinato alla luce dell'Africa e poi alla Milano fervente della ricostruzione; toccherà al figlio Gino Crusich (scritto tutto attaccato) cercare un altro sguardo sul mondo attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica, percorrere il Sud d'Italia e poi toccare un altro Sud, quello dell'America. Infine l'eredità della malinconia toccherà a Uberto Crusich, veterinario sul Lago Maggiore.

Dettagli

15 settembre 2016
448 p., Brossura
9788845281792

Valutazioni e recensioni

  • ormos

    La malinconia dei Crusich è una storia vera. Ce lo dice lo stesso autore, Gianfranco Calligarich, proprio in apertura: là dove siamo abituati a trovare l’avvertenza che fatti e personaggi sono frutto di fantasia, leggiamo stavolta che i fatti sono realmente accaduti e i personaggi realmente esistiti. Ciò basta a rendere la straordinarietà del romanzo, nel quale seguiamo il filo delle vicende di una famiglia – i Crusich appunto – nell’arco di un secolo dall’inizio del novecento. Pagine intense di vita, attraverso paesi e continenti, da quel “capostipite” Luigi Crusich che approda a Corfù per caso, al figlio Agostino prigioniero in Africa (bellissima la descrizione di Asmara, “nella luce trasparente dell’altopiano insieme alla dolcezza del clima, a cieli di velluto blu e strade immerse nel profumo degli eucalipti e delle spezie dei mercati indigeni che poteva arrivare perfino nei viali del centro bordati di palme andando a mischiarsi con quello pulito dell’erba tagliata lungo i marciapiedi”) e poi a Milano, fino a GinoCrusich (scritto così, tutto attaccato) e Uberto nei tempi moderni. La malinconia che avvolge il libro è quella per il mare, per la terra natia, per i legami lontani, ma il libro si fonda anche su un linguaggio e una sintassi dagli echi gaddiani. Ho il rammarico di aver scoperto Calligarich troppo tardi e per puro caso, apprendendo che lui moriva pochi giorni dopo il riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica di un vitalizio a causa delle precarie condizioni economiche. E allora vorrei rendere il giusto merito ad un autore che forse ha raccolto meno di quanto abbia seminato.

Conosci l'autore

Foto di Gianfranco Calligarich

Gianfranco Calligarich

Nasce ad Asmara da famiglia cosmopolita di origine triestina. Prima giornalista e poi autore di film e di molti tra i più famosi sceneggiati della RAI, negli anni Novanta fonda al Fontanone del Gianicolo di Roma Il Teatro XX Secolo, vincendo con il testo Grandi Balene il Premio dell’Istituto del Dramma Italiano. Con L’ultima estate in città, suo primo romanzo presentato da Cesare Garboli e Natalia Ginzburg, ha vinto nel 1973 il Premio Inedito. Ha pubblicato con Garzanti il volume di racconti Posta Prioritaria.

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