Mannaro

Già che c'erano potevano scrivere "petulante" o "anacoluto", tanto se l'intenzione era offendere con le parole tanto valeva farlo con potenza. Invece avevano scelto quella parola così, come dire, antica. Fuori moda. Come se lui fosse uno dei tanti vecchi professori ammuffiti dietro alle antologie con le mani grinzose e le sopracciglia cispose. Lui non era saccente, non lo era per nulla. Si era fatto notare poco. Come quelle barche da pesca che escono di notte a luci spente per non spaventare i pesci. Quelle barche con tre soli pescatori, dei quali uno muto e uno sordo. Solo il terzo poteva parlare e sentire, ma essendo un taciturno per natura fissava il mare scuro e immaginava che i pesci avessero orecchie finissime. Il letto era vuoto. Come un deserto con una sola linea di orme sulla sabbia. Sintomo che qualcuno era passato a visitarlo, ma per il resto del suo sterminato nulla era inabitato. Francesco nel sentire il suo vecchio soprannome aprì l'occhio destro. Mannaro? I cinghiali dell'ITIS lo chiamavano così. Che fosse un soprannome comune tra i professori?