Una storia nuova narrata nello stile tipico di Benni, capace di attrarre e divertire, per buona parte del libro. Poi, alla fine, il tutto accelera e si comincia a sentire qualche scricchiolio nella struttura. Bello ma non troppo.
Margherita Dolcevita. Ediz. 70° anniversario
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Come per un oscuro incantesimo, la risata volge alla riflessione, e dietro un testo così luminoso (e divertente e scanzonato) riconosciamo un’operazione sottile: non un rifiuto del nuovo, ma la richiesta, posta con la solita leggerezza di Benni, di osservare gli spostamenti del mondo e chiedersi – quanto meno chiedersi – se la direzione sia quella giusta.
«Ma era inutile lamentarsi, bisognava lottare. Se ti arrendi a quattordici anni, ti abituerai a farlo tutta la vita. Solo i pesci morti vanno con la corrente.»
La storia di Stefano Benni e quella di Feltrinelli si intrecciano da quarantacinque anni: un sodalizio cementato libro dopo libro e costellato di successi indimenticabili come "Stranalandia", "Il bar sotto il mare" e "La Compagnia dei Celestini". Instancabile pioniere dell’immaginazione, Benni ha la rara capacità di condensare nel piccolo le grandi contraddizioni del mondo e di scrivere col sorriso sul volto critiche feroci sospese tra ilarità e malinconia, modellate con una lingua vulcanica, senza freni, sempre pronta al gioco, spinta dove il dizionario non arriva. Margherita Dolcevita è tutto questo e anche di più. La storia, in apparenza, è semplice: la vita di campagna di Margherita e della sua famiglia viene sconvolta dall’arrivo dei Del Bene, i nuovi vicini che abitano in un cubo di vetro nero. Ma questo incontro porta con sé la profonda frattura tra il mondo ingenuo e immaginifico della protagonista e lo spettro asettico del progresso per il progresso.
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Autore:
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Anno edizione:2025
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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DANIELE GIARDINO 14 giugno 2005
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ALESSANDRA FRIGE' 26 maggio 2005
Personalmente ho trovato Margherita Dolcevita un fedelissimo ritratto di quella che è la situazione che stiamo vivendo. Forse è proprio questo uno dei motivi che può aver dato fastidio a chi non lo ha apprezzato !!! Penso che sia un libro in grado di sprigionare un' intensa carica, che scuote e da il forte desiderio di agire affinché le cose possano cambiare !!!
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ALESSANDRO FINAMORE 17 maggio 2005
In Margherita la scrittura di Benni mi è parsa stanca, ripetitiva, le solite trovate, solite metafore, con Achille mi è sembrato che stesse cambiando strada (forse quella giusta, ammesso che ce ne sia una), ma con questo libro sembra che abbia voluto dare al pubblico ciò che voleva. Benni appare come Mick Jagger & C. che sa che i fans non vogliono ascoltare nuove canzoni, ma satisfaction, brown sugar etc.. Ciò non toglie che Benni sia sempre una grande mente e che se ci dovesse suonare per sempre "comici spaventati guerrieri" andrebbe ugualmente bene.
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