Meditazione su un manico di scopa e altre satire
Se si dovesse mai creare una scuola per scrittori satirici, caricaturisti, parodisti e simili, i testi di Jonathan Swift ne costituirebbero senza dubbio l'abbecedario. Perché proprio in questo sta la sua grandezza: nell'essere le sue satire delle autentiche vivisezioni di una realtà politica, religiosa, culturale storicamente definita, ma anche delle rappresentazioni di un'umanità senza tempo nelle quali ci è sin troppo agevole riconoscere il modo di essere e di agire di noi stessi e dei nostri simili. Per fare un solo esempio, la "Modesta proposta" con la quale Swift suggerisce agli irlandesi di praticare il cannibalismo sugli infanti, può essere letta come l'ultima disperata, paradossale denuncia dello sfruttamento britannico sul popolo irlandese, e allo stesso tempo come l'atto in cui si realizza l'infrazione del più sacro dei tabù sociali o, se si preferisce, la liberazione, come avrebbe detto Burgess, dell'energia dell'antropofago. E proprio a questo Swift pensava Walter Benjamin quando diceva che "il satirico è la figura sotto cui l'antropofago fu accolto dalla civiltà".
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Anno edizione:2008
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