La parte più feroce della seconda guerra mondiale dal punto di vista russo/rosso (peraltro fortunatamente più russo che rosso, cioè non dogmatico). L'autrice al centro della scena da Mosca fino a Berlino, al cuore del potere nazista, la Cancelleria del Reich e "senza perdere la tenerezza". Di tutto interesse il resoconto sugl'ultimi momenti e sull'individuazione dei resti del dr. Goebbels e del Caporale austriaco. Un testo in ogni caso, e comunque si sia edotti sulla materia, importante e da avere nella specifica sezione della propria libreria. Amen.
Memorie di una interprete di guerra
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Mosca, ottobre 1941. Sono passati quattro mesi dall'attacco della Germania hitleriana all'URSS. Elena Rzevskaja, ventiduenne, lascia la fabbrica di orologi dove lavora e si iscrive a un corso per interpreti militari. Inizia un'avventura che la porterà a diventare testimone attenta e partecipe della guerra, in un movimento continuo che attraverso cittadine e villaggi sconvolti dal conflitto la condurrà al fronte, e infine a Varsavia e a Berlino. Ed è qui, nel suo ruolo di interprete militare, che la giovane Elena si troverà nel maggio del '45 al centro della misteriosa vicenda del riconoscimento del corpo carbonizzato di Hitler, di cui Stalin non informa neanche il maresciallo Zukov, comandante dell'Armata Rossa che entra vittoriosa in Berlino. E a questo punto il libro da narrazione diventa anche un documento storico che contribuisce a chiarire una delle vicende più oscure della Seconda guerra mondiale.
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Anno edizione:2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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GIANFRANCO CATAOLI 05 dicembre 2017
Ho comprato questo libro perché sto facendo una ricerca sugli interpreti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, e ci ho trovato molte informazioni interessanti. Ma la scoperta più grande è stata il punto di vista dal quale viene descritto lo svoglimento dei fatti. L'Autrice, Ebrea Russa che si arruolò volontaria come interprete dell'Armata Rossa, racconta l'invasione tedesca dal lato russo, ma senza odio, e condividendo volta volta le sofferenze e i sentimenti della popolazione invasa e quelli dei tedeschi, soldati, ufficiali e gente comune. La sua sensibilità di donna le permette di esprimere riflessioni profonde, sia nel caso di avvenimenti corali che in quelli che riguardano persone singole. Alla fine del libro non si può fare a meno di pensare con Prevert (se mai si fosse in dubbio...) "Quelle connerie est la guerre" ...
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