I miei libertini
Tra le cattedre di Arrigo Cajumi, risalterà la terza pagina. In particolare distinguendosi come ritrattista secondo la lezione di Sainte- Beuve: la vita (la biografia) non separata dalla letteratura, la vita che permea l'opera. I miei libertini è un suo libro involontario, un'antologia di pagine, apparse soprattutto su La Stampa, dedicate alle intelligenze o di nascita o di scuola o di frequentazione piemontese, tra cultura e politica, dall'ottocentesco Angelo Brofferio a Piero Gobetti, da Guido Gozzano a Antonio Gramsci, da Giovanni Giolitti a Benedetto Croce, da Leone Ginzburg a Augusto Monti, da Luigi Einaudi a Cesare Pavese. Libertini - come spiegò Ferdinando Neri, un maggiore di Cajumi, presentando il journal dell'allievo Pensieri di un libertino - "nel significato che la parola acquistò particolarmente nel francese del Seicento e che si connette con la libertà di pensiero: libertà che, accusata di licenza, venne confusa con quella del costume". Via via a comporsi (a ricomporsi) è un ideale mondo di ieri, venerato tanto profondamente quanto sobriamente, nella consapevolezza, e nella fierezza, della sua irripetibilità.
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