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2007 - David di Donatello - Miglior attore - Germano Elio
2007 - David di Donatello - Miglior attrice non protagonista - Finocchiaro Angela
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“Mio fratello è figlio unico” è un film molto forte ed intenso. Contrariamente a quello che può sembrare, Luchetti non pone al centro del film la politica ma la usa come sfondo per raccontare la storia di due fratelli: Accio (Elio Germano) e Manrico (Riccardo Scamarcio). Il vero protagonista della vicenda è Accio al quale Elio Germano dà uno spessore e una sensibilità fuori dal comune, nonostante interpreti un ruolo molto complesso per via delle molteplici sfaccettature del personaggio. Piuttosto debole l’interpretazione di Scamarcio, che impoverisce Manrico da ogni emozione e che risulta poco credibile nei panni dell’operaio. La storia comincia con il distacco di Accio dal collegio in cui studia da novizio, a causa delle sue incertezze riguardo al ruolo che si accinge ad investire e alla consapevolezza che vuole intraprendere altre strade. Una volta tornato a casa i genitori non lo accolgono benevolmente e gli impediscono di frequentare il liceo classico costringendolo a studiare in una scuola professionale. Qui inizierà lo scontro col fratello maggiore, Manrico, che gli si pone con durezza, quasi fosse un genitore. Così Accio si avvicina all’ideologia fascista, più per ripicca che per convinzione, scatenando un duro scontro con i suoi fratelli vicini alla dottrina comunista, una lotta che persisterà sino alla fine. Luchetti dona emozioni con questo film parlandoci della forza dell’amore-odio dei due personaggi, non divisi ma uniti da questo sentimento, della difficile situazione che visse l’Italia degli anni ’60 e della tensione politica e sociale di quel periodo, non cadendo nella banalità che questa storia avrebbe facilmente potuto avere e non stereotipando le parti politiche come buone o cattive. Un film ricco di significato e morale che probabilmente entrerà presto tra gli esempi di buon cinema italiano degli ultimi anni.
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