Il mio nome è Rosso - Orhan Pamuk - copertina
Il mio nome è Rosso - Orhan Pamuk - copertina
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Premio Grinzane Cavour - Narrativa Straniera - 2002
Letteratura: Turchia
Il mio nome è Rosso
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Descrizione


Istanbul, 1591. Tra i miniaturisti e illustratori al lavoro nel Palazzo del Sultano si nasconde un feroce assassino. Per smascherarlo Nero è disposto a tutto, anche a rischiare la vita. Perché se fallisce, per lui non ci sarà futuro con la bella Sekure, non ci sarà l'amore che ha sognato per dodici anni.

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Venditore:

Antica Libreria Goggia
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Dettagli

Tascabile
450 p., Brossura
Benim adim kirmizi
9788806181970

Valutazioni e recensioni

  • il vero tema di questo libro è la miniatura, tutto il resto è in secondo piano, persino la storia "d'amore"( tra virgolette perchè non è che si amino poi tanto), non è molto raccontata. La cultura turca, araba in generale, è molto interessante anche se cruenta. La lettura è un po' pesante soprattutto verso l'ultimo centinaio di pagine. Le ambientazioni da Le mille e una notte sono molto suggestive. Le spiegazioni sulla miniatura sono ripetitive, all'inizio è interessante, ma poi l'autore si impunta troppo sull'argomento. Spero che gli altri libri di questo autore siano più coinvolgenti.

  • Preferisco non svelarvi la trama ma vorrei soffermare la mia recensione su un tema insolito per un romanzo thriller/sotirco/d'amore come quello di Pamuk. Nel romanzo Il mio nome è rosso il fulcro delle vicende è lo stile nella miniatura. Se con stile definiamo quelle che sono le caratteristiche riscontrabili nelle opere di un artista o di una corrente di artisti, Pamuk ci ricorda come questo termine fosse bandito dai miniaturisti islamici nei secoli XV e XVI. Il dare importanza e rilevanza alle qualità, alle doti, al modo di dipingere di un miniaturista è per lo scrittore una maggiorazione inutile che ha il solo scopo di sottolineare in modo esagerato il talento. I miniaturisti del suo romanzo, erano noti e riconoscibili non tanto per il loro stile personale ma per quello del laboratorio, della città, della culla artisitca o delle scelte del committente. Il romanzo rimbalza tra Turchia e Europa, Istanbul e Venezia alla ricerca di un'identità culturale sospesa tra due mondi: l'Oriente e l'Occidente.

  • GIULIA POGGI

    Mi ero già fatta un'idea di chi fosse l'assassino e durante la lettura non ho fatto altro che concentrarmi sul mio sospetto. Ho interagito con il libro, ho seguito gli indizi, ho partecipato alle disquisizioni intorno alla miniatura e alla domanda che da sempre, in ogni momento storico, caratterizza qualsiasi cultura e tecnica artistica ovvero: aprirsi al nuovo o restare fedeli alla tradizione? La domanda delle domande si complica se alla risposta ne conseguono effetti che contrastano con i dogmi delle religioni, in questo caso quella islamica. Insomma, alla fine, i miei sospetti erano sbagliati, ma l'autore mi ha tenuto incollata e col fiato sospeso fino all'ultima riga. Una storia molto particolare, vibrante e ricca di passioni; alcuni hanno paragonato il libro a "Il nome della rosa", effettivamente ci sono non pochi punti in comune; può essere letto con più chiavi di lettura o dando diverse interpretazioni dal "semplice" giallo, al romanzo storico o al saggio di miniatura orientale, ma quello che secondo me rende questo libro speciale è la sua costruzione assolutamente originale. Leggere questa storia è come guardare uno di quei volumi miniati descritti nel testo, seguire tutte le sotto-storie raffigurate al loro interno contemporaneamente e riuscire ad essere nella testa di tutti i personaggi presenti sulla scena, avendo a disposizione tutti i punti di vista. Semplicemente fantastico.

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Foto di Orhan Pamuk

Orhan Pamuk

1952, Istanbul

Scrittore turco, Premio Nobel per la letteratura nel 2006. Abbandonati gli studi di architettura, esordisce con il romanzo Il signor Cevdet e i suoi figli (1982), affresco di tre generazioni ambientato nel quartiere natio di Nisantasi, con il quale ottiene grande successo; cui sono seguiti La casa del silenzio (1983) e Il castello bianco (1985), nei quali l’incontro tra un giovane veneziano e uno studioso ottomano è pretesto per affrontare quello, problematico e conflittuale, tra Oriente e Occidente. Lo stesso tema ricorre, declinato in modi diversi, anche nei più recenti Il mio nome è rosso (1998, premio Grinzane) e Neve (2002), dai risvolti più marcatamente politici. Istanbul (2003) ha affascinato per l’abile tessitura che cuce...

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