Moby Dick

Un libro che non lascia indifferenti. Ci sono molti capitoli che sono molto tecnici, che riguardano la caccia alla balena in senso stretto, la balena come pesce, la macellazione che, è vero, appesantiscono la lettura e possono sembrare superflui ma, in realtà, secondo me, arricchiscono la trama. La mera storia della caccia a Moby Dick non avrebbe molto senso se non si contestualizzasse nella realtà in cui è scritto e anche nei confronti della caccia alle altre balene di cui l'autore scrive. Ci sono anche molti termini tecnici inerenti il linguaggio marinaresco però nel complesso è veramente bello. Da una parte ci sono questi microcosmi che sono le navi con i loro tempi e le loro regole anche brutali e che contiene nel suo piccolo tanti esempi differenti di natura umana. Piccoli mondi a se stanti che vagabondano nel mondo. Quindi la caccia cruenta ma nello stesso tempo affascinante che, se da un lato mi metteva i brividi per la violenza dell'uomo nei confronti dell'animale, dall'altra però mi colpiva il corpo a corpo con il ramponiere, l'imbrigliatura, tutte queste operazioni fatte in un habitat come quello marino che non si addice propriamente all'uomo.Quindi la balena, viva e una volta catturata:la descrizione della morte e macellazione della balena mi ha veramente scosso, come anche l'incontro con le mamme ed i loro cuccioli. Per tutto il tempo del libro mi sono chiesta chissà cosa provava un lettore ai tempi di Melville quando ancora non c'era la consapevolezza di dover preservare la specie....