Onirico e filosofico. Si potrebbe riassumere così questo album firmato Tobias Sammet: il compositore tedesco ha creato, infatti, un quadro composto da immagini sognanti, in cui domina il tema della notte e della luna (come si vede dal titolo dell’album stesso, Moonglow, e da quello di alcuni brani, come la titletrack, l’opener Ghost in the Moon o la vivace Starlight), in cui inserisce plurime riflessioni sulla vita, sul sentirsi persi e sul ritrovarsi, ma anche sull’uscire dai propri schemi mentali per lasciarsi sorprendere da nuove rivelazioni (nella canzone Moonglow troviamo frasi tipo “leave all your schemes”, “and I know I won’t try to explain what I’ve seen in this night”) oppure sul non permettere a chicchessia di frapporsi tra noi e i nostri sogni (in Book of Shallows: “chase your dream, if you don’t mind don’t be astounded by the things they make you do for amusement’s sake”). Il tutto è intessuto nella ormai ben nota ricetta musicale di Sammet, composta da elementi power metal, symphonic metal, melodic metal fino all’heavy metal più classico, qui condita da una quasi ormai tradizionale ballad (Invincible) e arricchita da elementi folk (come l’inizio di The Raven Child), thrash (nell’intermezzo di Book of Shallows, non a caso cantato da Mille Petrozza) e da un pizzico di epicità, creato da un bel coro di voci maschili a metà della già citata The Raven Child. Peculiarità degli Avantasia è la militanza di plurime voci: a questo giro, oltre che gli ormai veterani del gruppo (Ronnie Atkins, Jørn Lane, Eric Martin, Bob Catley, Geoff Tate, Michael Kiske), troviamo anche nuovi ospiti, quali Hansi Kürsch, Candice Night e il già citato Mille Petrozza, perfettamente inseriti nel contesto musicale come solo il compositore di Fulda sa fare. Particolarità da notare di questo disco è, inoltre, la presenza di più di un brano dal minutaggio discreto (oltre i 6 minuti, fino al picco di 11 in The Raven Child). Consigliato per i fan degli Avantasia più epici e sinfonici.
