Acquistato da regalare ad un amante della montagna mi è stato successivamente prestato per la lettura. Non è dato sapere quanto, poco o tanto, ci sia di romanzato nella descrizione di questo personaggio, realmente esistito, che ha vissuto, suo malgrado, le tristi vicende della Grande Guerra. Lettura coinvolgente ed utile per capire come la storia si ripeta spesso senza significative variabili.
Dicono che per vivere felici si debba trovare il proprio posto nel mondo: molti di noi passano la vita a cercarlo, per altri è questione di un attimo. Agostino Faccin, che tutti chiamano «il Moro», la felicità la scopre da ragazzo, tra le montagne di casa, nell'esatto momento in cui capisce che piú sale di quota e piú il mondo gli assomiglia. Quando gli propongono di diventare il guardiano del nuovo rifugio sul monte Grappa, non ci pensa su due volte. Ma la Storia non ha intenzione di lasciarlo in pace, la Grande Guerra è alle porte, e quella vetta isolata dal mondo diventerà proprio la linea del fronte. Paolo Malaguti torna a raccontare la Prima guerra mondiale con gli occhi di un personaggio leggendario che, incredibile a dirsi, è esistito davvero.
Da quando era poco piú di un bambino, il Moro ha una sola certezza: l'unico luogo in cui si sente al riparo dal mondo è tra i boschi di larici, i prati d'alta quota, e qualche raro alpinista... Cosí, quando gli danno in gestione un rifugio, sembra che la sua vita assuma finalmente la forma giusta. Ben presto in pianura si diffonde la fama di quell'uomo dai baffi scuri e la pelle bruciata dal sole, con i suoi racconti fantasiosi e le porzioni abbondanti di gallina al lardo. E in tanti salgono fin su per averlo come guida, lui che conosce come nessun altro quell'erta scoscesa di pietre bianche e taglienti. Ma quel rifugio è sulla cima del monte Grappa, e la Grande Guerra è alle porte. Lassú tira un'aria minacciosa: intorno al rifugio il movimento è frenetico, si costruiscono strade militari e fortificazioni, arrivano in massa le vedette, i generali, i soldati. E il Moro, che in montagna si sentiva al sicuro, assiste alla Storia che sfila sotto ai suoi occhi: nel 1918 il Grappa è la linea del fronte, un campo di battaglia che non tarderà a trasformarsi in un cimitero a cielo aperto e infine in un sacrario d'alta quota. Ma quando i fucili non fumano piú e le fanfare smettono di suonare, lui, il Moro, tornerà sulla sua cima, e davanti allo sfregio degli uomini cercherà il suo personalissimo modo di onorare la sacralità della montagna. Paolo Malaguti ci regala un'altra grande storia da un passato che non c'è piú, dando voce e corpo a un mondo perduto, e portandoci lassú a respirare un po' di libertà. «Soprattutto all'alba, quando la luce è piú morbida e la pianura si svela piú ampia, e con lo sguardo arrivi fino alla curva del mare lontano: allora ti viene liscio credere che la vita possa davvero essere tutta cosí, giornate di sole e pascoli verdi».
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Julie 10 aprile 2023Invita alla riflessione
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AM 17 dicembre 2022Storia e montagna unite
Questo libro racconta la storia romanzata di un personaggio realmente esistito, detto "Moro", come suggerisce anche il titolo stesso. Pur nascendo come una biografia del suddetto personaggio, la storia ruota intorno al Monte Grappa ed al suo ruolo nella Prima guerra mondiale. Da questo luogo, infatti, verranno raccontati moltissimi orrori bellici che si enstenderanno, purtroppo, sia per geografia che per gravità. Consigliato per tutti gli amanti della storia e/o della montagna.
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Renzo 11 agosto 2022Un romanzo rasserenante
Brevemente è una biografia molto romanzata di un personaggio esistito veramente, tale Agostino Faccin, che tutti chiamano “il Moro” e la cui grande aspirazione è di salire di quota, di percorrere quelle montagne che svettano vicino a casa e in particolare una, la Grapa, l’odierno Grappa, per la quale ha una particolare e intensa venerazione. Vorrebbe che rimanesse sempre così, come era da tempo immemorabile, ma nell’economia della Grande Guerra la Grapa può diventare un forte baluardo atto a frenare e a impedire l’avanzata nemica ed ecco allora che vengono realizzate strade, scavate gallerie e trincee, insomma uno sconvolgimento di quel mondo che il Moro ritiene perfetto e in cui si sente realizzato. Sarà costretto dai militari ad andarsene, a scendere al piano, ma quando quella carneficina finisce ritornerà sulla cima e di fronte allo sconquasso provocato dalla guerra cercherà, in base alle sue possibilità, di rendere onore alla sacralità della montagna. E’ questa sorta d’amore per il Grappa che dona lustro all’opera, sono le descrizioni di un mondo eternamente incantato e che solo l’avidità dell’uomo può corrompere, sono le pagine in cui la prosa è soffusa da un alone di poesia, come nel caso della morte del cane che gli ha fatto a lungo compagnia quando il Moro gestiva il rifugio sulla cima, senza dimenticare che la tragedia della guerra con i suoi mutilati e i suoi morti viene anteposta ai risultati delle battaglie, un chiaro intento pacifista che non può essere che lodevole, perché rifugge dalla facile retorica. Credo proprio che Il Moro della cima rientri fra i romanzi di Malaguti che mi hanno convinto e pertanto invito a leggerlo, perché lo merita.
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