Murphy

Einaudi (Nuovi Coralli No. 255); 1980; Noisbn ; brossura ; 19,5 x 11,5 cm; pp. 211; Traduzione di F. Quadri; Leggeri segni d'uso alla copertina, interno buono ; Buono (come da foto). ; Scritto nel 1935 e pubblicato quasi clandestinamente a Londra nel 1938, alla vigilia della definitiva partenza dell'autore per Parigi, Murphy, primo romanzo di Samuel Beckett, è considerato il massimo risultato della sua attività anteguerra di scrittore in lingua inglese, una sorta di sumna del suo periodo joyciano. Di James Joyce, del resto, quest'altro grande dublinese in esilio era stato, com'è noto, segretario, discepolo prediletto e interprete. Il vincolo di Murphy con l'opera del maestro, e segnatamente con l'Ulysses, è prevalentemente formale; sulla falsariga di una irresistibile parodia del romanzo naturalistico, anche qui si innesta un linguaggio che rifiuta ogni schiavitú sintattica, si autoironizza, reinventa se stesso, fino ad attingere una precisione distaccata e da cronista, quasi scientifica, nell'esprimere cose e atmosfere con un ricorrere talvolta esasperante di cadenze. L'ambiente ci restituisce una ormai famigliare, arida Irlanda, ci introduce in una Londra meschina e torbida, evocata con felicissima minuzia realistica e corrosiva ironia. Al centro del delirio cerebrale, tra l'agitarsi delle macchiette irlandesi e l'apparire dei primi mostri del mondo beckettiano, si gioca la macabra farsa di Murphy, l'essere grottesco che trascorre le giornate strettamente avvinto a una sedia a dondolo, nudo, gli occhi spenti, nella penombra, proiettato nei segreti meandri del proprio spirito; schiavo di un'opprimente fisicità e succube di una congerie di individui che a questa fisicità anelano, è destinato a trovar l'evasione solo nella pazzia e nel nulla. ;