Nella trappola irachena
I cristiani iracheni vivono il dramma di essere considerati stranieri nella loro terra e di essere per questo costretti all'esilio: è la denuncia dell'autore del libro, J. B. Sleiman, arcivescovo di Bagdad, testimone della miseria di un popolo, intrappolato in un paradiso tristemente perduto. Dopo aver ricordato la secolare grandezza del contributo cristiano al patrimonio iracheno, l'Autore denuncia la dhimmitudine, una sottomissione perversa, diventata prassi quotidiana, a cui i non musulmani dei Paesi islamici sono costretti, per godere del diritto di vivere nel loro Stato. Il libro punta il dito anche contro l'Occidente, analizzando le cause religiose, storiche e sociali che hanno portato i seguaci di Gesù al disincanto e al crollo delle loro speranze di libertà e smentisce riduttive classificazioni - comode, ma non vere - sul regime di Saddam e sul contesto del dopoguerra. Soprattutto sono pagine che invitano alla riconciliazione dentro e fuori l'Iraq, con la modernità e con l'altro.
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