Dopo aver notato per la prima volta un difetto del suo naso, Vitangelo Moscarda inizia a guardarsi con sospetto e a non riconoscersi più per l’uomo che è sempre stato. Nel tentativo di comprendere chi è in realtà, intraprende una serie di riflessioni e di stravaganti esperimenti che rasentano quasi la follia: la conclusione a cui giunge è che l’identità non è mai univoca, ma riflette le centomila personalità che sono frutto del modo in cui gli altri ci vedono. Non c’è verso di combattere le molteplici versioni di noi che abitano la realtà degli altri e che mai corrispondono alla nostra versione di noi stessi: infatti, quando Moscarda prova a convincere i suoi compaesani di non essere l’usuraio che tutti credono con una bizzarra azione di beneficenza, l’unico risultato che ottiene è che tutti gli danno del pazzo. E allora l’unica via di fuga è diventare nessuno, rinascere e reinventarsi ogni attimo, senza più ricordi e senza più pensieri. Questo romanzo dalla lunghissima gestazione, che rappresenta un vero e proprio testamento di Pirandello, riprende e approfondisce il tema della disgregazione del soggetto, già trattato in altri romanzi e nel saggio sull’umorismo, configurandolo come condizione tipica dell’uomo moderno e suo destino ineluttabile, a cui non sembra esserci rimedio.
Uno, nessuno e centomila
«Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere.»
Uno, nessuno e centomila (1926) fu definito da Pirandello "romanzo testamentario". Si tratta infatti del suo ultimo romanzo e segna il culmine della riflessione sulla disgregazione del soggetto iniziata con Il fu Mattia Pascal (1904). Attraverso la tragedia di Vitangelo Moscarda – che scopre di essere estraneo a se stesso, "costruito" dagli altri a modo loro, molteplice quante sono le situazioni in cui si trova – Pirandello costruisce una delle rappresentazioni più efficaci dell'assurdità dell'uomo moderno, e delinea la sua filosofia. Alla base della sua visione del mondo, come mostra il filosofo Remo Bodei, c'è la sfiducia che l'uomo possa accrescere la sua coscienza in modo positivo attraverso la messa in luce e il superamento delle contraddizioni.
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Edizione:12
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Anno edizione:2013

Il capolavoro novecentesco sul concetto d’identità
Oggi vorrei presentarvi un classico della letteratura italiana: “Uno nessuno e centomila” di Luigi Pirandello, edito per Feltrinelli. A chi di noi non è capitato di subire un giudizio, una critica, un’osservazione sul nostro aspetto fisico, sul nostro carattere, sulle nostre emozioni, nelle quali non ci siamo proprio mai riconosciuti? Be’ è quello che succede al protagonista di questo ultimo romanzo di Pirandello, Geggè, al quale la moglie fa notare una mattina un piccolo difetto sul naso di cui lui, fino a quel momento, non si era proprio reso conto, e da lì il suo mondo si destabilizza, ogni certezza cade, quale strada intraprenderà? Per scoprirlo vi aspetto in Feltrinelli, con “Uno nessuno e centomila”.Buona lettura!


Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Anna 04 agosto 2025Il destino ineluttabile dell'uomo moderno
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Andrea Rio 28 luglio 2025Benino
Purtroppo avevo un sacco di aspettative su quest' libro, ma l'ho trovato noioso, con tante parti di Vito che ripete più o meno le stesse cose.
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Lettrice 07 luglio 2025Relativismo conoscitivo
Uno, nessuno e centomila è sicuramente il cuore pulsante della filosofia di Pirandello. Libro da leggere per un inevitabile viaggio introspettivo che porterà al crollo delle certezze che si credeva di avere. Crediamo di essere "uno", ci accorgiamo - come accade a Moscarda - di essere "centomila" versioni per gli altri, ma poi non ci ritroviamo in nessuna di esse. Chi siamo? "nessuno"? "Centomila"? L'unità crolla, e apre la strada alle molteplici versioni dell'essere, alla frammentarietà della vita e alla follia. Forse l'autenticità è solo una prerogativa del folle? il quale si arresta all'inarrestabile flusso della vita. È da consigliare sicuramente anche la lettura de Il Fu Mattia Pascal.
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