una gran storia raccontata davvero bene, uno dei più bei romanzi brevi degli ultimi anni
Non abbiate paura
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Così tante strade per la gioia. Per lo più, deviazioni.
«L’architettura del racconto di Allan Gurganus è senza difetti. La sua narrazione si trasforma in un coro greco, Sofocle nel North Carolina. Gurganus rende naturale quel che è prenaturale. I tabù sessuali, le peggiori paure dei genitori qui appaiono spaventose e allo stesso tempo grottesche.» - John Irving
«Straordinariamente avvincente e originale, questo libro è una pietra miliare nella letteratura contemporanea.» - Ami Hempel
«Questo libro conferma quel che sappiamo da tempo: Allan Gurganus è tra i migliori scrittori della nostra epoca.» - Ann Patchett
«Più oltraggiosa è invece la perfezione chimica della scrittura che scarnifica i tabù, le ipocrisie, i valori di una società troppo frigida per non essere asfissiante.» - TTL La Stampa
Seduto in un auditorium scolastico di provincia, accanto all'amica Jemma, Gurganus è in procinto di assistere a un musical, interpretato dal figlioccio adolescente. Circondato da parenti attempati e privi di fascino, è sorpreso nel ritrovarsi di fianco una giovane coppia di genitori. Bellissimi, scoppiettanti "come popcorn nel microonde", carichi di erotismo e traboccanti di affetto reciproco. Appena i due prendono posto, l'amica Jemma scribacchia sul suo blocco un messaggio allusivo, in cui invita Gurganus a prestare attenzione alla coppia, anticipandogli il racconto di una vicenda sconvolgente. E sarà lo stesso Gurganus a raccontare la storia, riprendendola dal suo inizio drammatico, a metà degli anni Settanta, nelle tranquille acque di un lago del North Carolina, quando un funzionario di banca, un aitante quarantenne, viene decapitato involontariamente dal motoscafo guidato dal suo migliore amico. È solo l'esordio di una catena di eventi dolorosi, paradossali e imprevedibili che porteranno Gurganus a concludere: "Le stesse storie travolgenti delle tragedie greche si consumano in qualche traversa delle nostre cittadine dove si pagano le tasse."
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Anno edizione:2014
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In commercio dal:1 gennaio 2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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FRANCESCO MARIA FRILLICI 29 maggio 2018
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Susan e Michael meritano la partecipazione emotiva di tanti lettori, dopo le tribolazioni che entrambi, in diciannove anni, avevano vissuto. Il romanzo inizia in modo non proprio chiaro e ci vorranno alcune pagine per comprendere ambientazione, storia, protagonisti, soprattutto i destini verso cui ognuno dei personaggi si sta muovendo. Tutto prende avvio in una bella giornata di sole vissuta all’aperto, in spiaggia, davanti a un tranquillo e azzurro lago, dove alcuni prendono il sole, altri fanno il bagno, qualcuno si concede addirittura lo sci d’acqua; tutto si conclude vent’anni dopo, nel salotto di una borghese villa di un medico radiologo. In mezzo, due decenni, il destino, le vite di più famiglie che da quell’assolata giornata lacustre non sarebbero state più le stesse. È il tipico romanzo di formazione. Ci sono leve emotive che non sempre vengono allertate. Qui lo sono e sta nella bravura dello scrittore che, magari, in modo autobiografico, sta sì raccontando una storia inventata, nella quale ha fatto gocciolare un po’ di inchiostro proprio, lo stesso con cui ha scritto la propria esistenza. le dinamiche che si susseguono, e che coinvolgono a più riprese i suoi protagonisti, vanno lette e assaporate, poiché paiono stillate da un contagocce. Da un momento all’altro la vita può presentarti il conto, anche se hai solo quattordici anni. Il mondo in cui hai sempre vissuto può accartocciarsi in un istante. In modo inspiegabile. Un lutto improvviso mette sempre un punto e a capo o forse è semplicemente una delle eventualità. Non condanniamo sempre la tecnologia; se usata in modo sensato può dare una grande mano, soprattutto nella ricerca, lungo un filo rosso che proviene dal passato. Non giudichiamo Susan, troppo giovane e inesperta per non rimanere invischiata in una maternità mancata. Come la monaca di Monza (di manzoniana memoria) e Suor Angelica (nata dalla mano di Puccini). Anche loro hanno sofferto per un figlio dato alla luce e poi loro negato.
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