Daria ci racconta la sua personale esperienza e ci lascia riflettere su quello che può accadere in qualunque famiglia.
Non vi lascerò orfani
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La sopravvivenza dei figli ai genitori è vista in tutte le tradizioni come un fatto naturale. A maggior ragione quando la scomparsa del genitore non lascia un piccolo orfano ma un orfano adulto. Eppure il dolore dell'orfano adulto non è meno intenso. L'opera di Daria Bignardi scava in questo dolore, lo analizza, lo racconta. La morte della madre è, insieme, il momento della sofferenza e quello del confronto con la prima vita altrui con la quale si è venuti a contatto - e quindi con la propria stessa vita: l'infanzia dei ricordi, l'adolescenza dei contrasti, la giovinezza delle fughe, l'irreale maturità. La morte di una madre ci fa sentire parte di una storia di famiglia, di un mondo, di una genealogia, addirittura di un periodo storico. E di un racconto: il racconto di queste pagine nelle quali sarà, per chiunque, pur nell'assoluta singolarità della voce narrante, facilissimo riconoscersi.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2015
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Formato:Tascabile
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Giusy 24 aprile 2022bello
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Fabio Bellio 12 marzo 2017
Un libro nato da un’esperienza vera, un lutto vero quello di Daria che a Quaranta anni perde la madre dopo una vita passata ad accettarla con le sue ansie, le sue manie di controllo. Per colmare questo dolore e questo immenso vuoto Daria ripercorre la storia della sua famiglia sin da quando era bambina e trascorreva le estati nel paesino dei nonni, Castel San Pietro , sino alla sua attuale vita milanese dove non è più figlia ma madre. Questo primo romanzo della Bignardi non è una semplice saga familiare o un’elaborazione del lutto, è un testamento familiare per i suoi figli affinché la perdita della nonna non corrisponda anche alla perdita della memoria storica della famiglia, e attraverso questi racconti generazionali il lettore si immedesima e riscopre la bellezza e la ricchezza di avere un patrimonio storico familiare.
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GRAZIANO TEMPESTI 11 marzo 2017
Primo romanzo dell'autrice, scritto per "elaborare il lutto" della perdita della madre. La Bignardi ripercorre parte della storia della sua famiglia utilizzando un proprio "lessico famigliare". La scrittura è forse ancora un poco acerba ma di piacevole lettura, sia per la bellezza dei ricordi che per la capacità di coinvolgere lettrici e lettori, narrando di un rapporto personale figlia-madre nel quale però molti possono riconoscersi in toto o in parte.
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