Notturno - Gabriele D'Annunzio - copertina
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Letteratura: Italia
Notturno
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Descrizione


Il 16 gennaio 1916, di ritorno da un volo di prova, Gabriele D'Annunzio subisce un grave incidente all'occhio destro. Nei due mesi di cecità e di immobibilità assoluta, conseguenza del trauma, nasce il "Notturno", il "commentario delle tenebre" scritto su "più che diecimila cartigli", che verrà pubblicato nel 1921. Nel buio totale, interrotto da apparizioni le cui "tinte si moltiplicano senza fine" o infuocato da bagliori, affiorano le immagini recenti di Beppino Miraglia ormai sepolto nell'"isola dei trapassati"; mentre la Sirenetta dagli "occhi saracini" si muove intorno al letto dell'infermo, nelle tenebre del poeta "oscurato" si animano la madre "povera cosa avvilita", Diana, Cinerina, Nerissa, Ghisola e i ricordi dei compagni e dei mesi di guerra.

Dettagli

1 agosto 1995
352 p.
9788842518860

Valutazioni e recensioni

  • D'Annunzio si trova incapace di compiere le operazioni più comuni e persino di scrivere in maniera continuativa. Nasce così il "Notturno", resoconto del periodo di malattia stilato una frase alla volta su singole strisce di carta, poi ricomposte e messe nel giusto ordine dalla figlia. Spesso si parla del "Notturno" definendolo uno dei capolavori di D'Annunzio. In effetti, a leggerla oggi, l'opera risulta se non altro interessante per inquadrare la figura del grande poeta - militare a tempo perso - che qui ferito ed annichilito dalla cecità parziale mostra le proprie debolezze, allontanandosi dalla sua immagine di vate e condottiero. È anche vero che gli stessi romanzi di D'Annunzio, talvolta, mostrano sentimenti analoghi, anche se attribuiti ovviamente dallo scrittore ai suoi personaggi. Sebbene ci si possa aspettare una dolorosa ed affascinante confessione autobiografica, presto si scopre che D'Annunzio si sforza in ogni modo di impreziosire la sua prosa con orpelli retorici che rendono il resoconto pesante e di difficile lettura - confezionando una narrazione fuori dal tempo, inutilmente inghirlandata e lontana da qualunque modernità. Il poeta, insomma, si confessa debole ma sempre attraverso quel linguaggio aristocratico e altisonante che lo contraddistingue. Si salvano alcuni passi interessanti - alcuni scorci intimistici che vale comunque la pena leggere

Conosci l'autore

Foto di Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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