Credo sia indubbio che la vena poetica di Carla De Angelis si rigeneri di continuo, perché altrimenti non troverebbe spiegazione la frequente uscita editoriale, che da un po’ di tempo ha quasi una cadenza annuale. Però quello che stupisce è l’ecletticità dell’artista che non si limita a ricorrere, magari approfondendola, a una costante tematica, ma che esplora di continuo nuovi territori, sviluppando idee originali. E’ anche questo il caso dell’ultima raccolta, Ogni cosa che cade ha il suo rumore, titolo strano che è quello di una poesia ricompresa nella silloge ( Ogni cosa che cade ha il suo rumore / vorrei sentire scorrere ogni senso e riconoscere / la spinta del tempo passato / le mani unite in uno scambio di gesti di pace / insieme / Perché da soli non è facile / nemmeno riconoscersi). Credo che sia opportuno che mi soffermi un po’ su questi versi, perché rappresentano la sintesi di tutta la poetica di Carla De Angelis; lì troviamo infatti esperienze di vita la cui memoria provoca uno stato emozionale espresso in poesia. In buona sostanza la poetessa ci fornisce un filo conduttore che si basa sul tempo e sulle relazioni umane, dato che il rumore di quello che cade può essere interpretato come l’ineluttabilità degli accadimenti, mentre la spinta del tempo passato evoca sia la nostalgia di ciò che è stato sia il trascorrere indifferente delle ore, degli anni, di tutto ciò che si verifica con il tempo. In questa esistenza c’è un senso che è dato dall’aiuto reciproco (le mani unite e i gesti di pace), ma ciò che è più significativo - e che testimonia che il destino dell’uomo è solo la necessità inderogabile di coesistere - è dato dalla riuscitissima chiusa (perché da soli non è facile). In tutta sincerità, pur sempre apprezzando le poesie di Carla De Angelis, mai più avrei immaginato che potesse arrivare a una così approfondita sintesi, tale da strappare un applauso.
Ogni cosa che cade ha il suo rumore
"Non vorrei che mi cogliesse in disordine… Giorno dopo giorno rastrello il giardino raccolgo i pensieri rimasti sospesi appendo le parole non dette gli abbracci rimandati le lettere nel cassetto soffio sulla polvere e sulle lacrime di dolore di gioia e di speranza Non voglio restare in debito con scuse banali contemplo l’orizzonte per capire quanto è lontano quanto è vicino."
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Anno edizione:2025
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Renzo 24 agosto 2025Prolifica ed eclettica
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