I passatempi del professore

Chi è il professor Onorati? Un burattinaio dall’impareggiabile carisma? Un distante osservatore delle cose del mondo? Un grande impostore? Un estroso artista magico-surreale? Un attento studioso della psicologia umana e delle complesse maschere che la esprimono? Il professor Onorati, dietro cui si cela la curiosa figura del pittore Italo Cremona, è tutto questo insieme. Immobile nel suo angusto osservatorio torinese, burbero e bizzarro, il suo “passatempo” preferito consiste nell’analizzare, per interposta persona, le minuzie della vita che scorre oltre il suo studio, nel raccogliere particolari architettonici di vicini centri urbani, nel porsi interrogativi sull’identità dell’uomo. Trait d’union tra Onorati e il mondo è il narratore, che gli si presenta con il falso nome di Angelo Venaria, approdato a Torino come oscuro archivista, e che con lui instaura un rapporto ambiguo di cieca sottomissione. Ma, al di là dell’inatteso finale pirandelliano, percorre il racconto una riflessione, quà e là emergente dalle pieghe dell’intreccio, sull’impostura cosmica, ben esemplificata in due affascinanti personaggi, artefici e vittime della menzogna: il pellerossa Cervobianco e il capriccioso vegliardo Virico Albegg.L’analisi quasi maniacale della simulazione si svolge ora sul filo del poliziesco, ora sul filo della cronaca giudiziaria e del reportage sociale sulla Torino degli anni Sessanta-Settanta, ora sul filo di una complessa vicenda psicologica che spesso si perde nei labirinti della follia.