L’obiettivo di Oriana Fallaci era quello di far capire, senza troppi schemi, che essere uomini tutto d’un pezzo non significa non avere mai debolezze. Al di fuori dei luoghi comuni, un uomo deve saper anche piangere. E’ la dimostrazione che la forza di un uomo è più credibile, se è capace di mostrare anche le proprie fragilità. Allo stesso modo, in ogni donna si nasconde una Penelope che è stanca di aspettare a casa e che apre la porta per conquistare la vita. Proprio per questo, la Fallaci lascia che la protagonista torni più volte sui suoi passi e faccia le sue scelte senza condizionamenti, da donna libera ed indipendente. Per tutto il romanzo, l’obiettivo è quello di far entrare noi lettori nella testa di una donna, che vuole dimostrare al mondo di non essere da meno degli uomini. Ma alla fine la scrittrice fa un passo indietro, anche per non rendere troppo inumana questa donna. Non è l’eliminazione completa delle lacrime, a rendere una donna forte e proprio per questo alle lacrime della donna è dedicato l’ultimo rigo. Quando la vita la porterà ad ammettere a se stessa che un involucro, apparentemente forte, può nascondere le più grandi fragilità. Ma proprio queste, possono essere punti di forza e non di debolezza. Non c’era più bisogno quindi, di reprimere ciò che alle donne viene più naturale : l’espressione delle proprie emozioni. D’altronde, è risaputo, Oriana Fallaci è diventata famosa non solo per il suo grande talento, ma anche per l’estremo coraggio di anticipare i tempi e mettere nero su bianco le sue idee antitradizionaliste. Io trovo che questo romanzo celi un messaggio molto importante, per il quale la Fallaci si è sempre battuta. Uomo o donna, che differenza fa in fondo? La fragilità può essere ovunque, così come la forza e la determinazione.
Penelope alla guerra
Da questo libro è stata tratta la serie TV in onda su Rai 1 con Miriam Leone e Maurizio Lastrico
La prima opera narrativa di Oriana Fallaci: la storia di una donna che, straniera a New York, non esita a sfidare le convenzioni (e le ingiustizie) di una società maschilista.
«Ogni volta che passava dinanzi allo specchio non riusciva a guardarsi, un poco delusa, allo specchio. Ogni volta che passava dinanzi allo specchio non riusciva a vincere la tentazione di guardare ciò che al mondo la interessasse di più: sé stessa.»
Penelope che non si rassegna al ruolo domestico di chi tesse la tela aspettando il ritorno di Ulisse, ma, Ulisse lei stessa, Giò viaggia alla ricerca della sua identità e della sua libertà. Si disfa con freddezza della sua verginità, si innamora con ribellione di un uomo debole e incerto che si rivela omosessuale, affronta con coraggio il triangolo in cui si trova coinvolta da Richard (l'uomo che ama) e Bill (l'uomo amato da Richard). Dieci anni dopo, il volto di Giò, la protagonista di questo romanzo, potrebbe essere quello dell'io narrante di "Lettera a un bambino mai nato".
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Autore:
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Edizione:1
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Anno edizione:2009
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Gigino 23 marzo 2023La storia di Giò è un simbolo di tutte le donne che combattono ogni giorno
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Fede308 25 gennaio 2022Primo approccio alla Fallaci
Purtroppo, pur riconoscendo la bravura dell’autrice, devo dire che questo romanzo non mi ha molto appassionato. Proverò nuovamente a leggerlo tra un po’ di tempo, magari ad una seconda lettura riuscirò a rivalutarlo
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carmen 29 dicembre 2021Fallaci = garanzia
Ho letto questo libro tutto un fiato perché mi incuriosiva ad ogni pagina. È stato il primo libro della Fallaci che ho letto e da quel momento mi sono innamorata; di conseguenza ne ho comprati altri. Mi piace molto il suo modo di scrivere.
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