Chiunque ha letto, ed amato, “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby ricorderà di certo questo passo: «È come se Nick Drake avesse condensato tutta la malinconia del mondo, le bastonate, come se avesse versato l’essenza in un bottiglino e l’avesse tappato. E quando lui attacca a suonare e a cantare toglie il tappo, e sentite l’odore. Rimanete inchiodati lì, alla sedia, come se fosse un muro di rumore e invece no, è fermo e silenzioso e non volete più respirare per paura di spaventarlo e farlo scappar via. L’abbiamo ascoltato da Maureen…Ha detto Jess: “È di un depresso, cioè non so, sembra un poeta”. Ha detto Martin: “Se suonasse in un’enoteca non uscirei”. Mi sono chiesto se sarebbe stato possibile stenderli con un pugno tutti e due contemporaneamente…Poi ha sbottato Maureen: “Ma non le avete le orecchie? Non sentite come è infelice, e come sono belle le canzoni? Quando è morto?”. “Nel 1974. Aveva 26 anni”. “Ma questo non lo vogliono ascoltare, vero? È così che io mi sento tutti i giorni e gli altri non ne vogliono sapere. Come io mi sento non lo passano alla radio, perché le persone tristi restano escluse». Sì, purtroppo è vero, la musica di Nick Drake alla radio non veniva, e non viene tuttora, trasmessa, poiché ritenuta noiosa, deprimente. Per recuperare questo artista devi avere la fortuna di conoscere altri artisti, o giornalisti, che lo ammirano, lo osannano e te lo suggeriscono. Prima di leggere il bestseller di Hornby io conoscevo già Drake, essendo patita dei suoni e della cultura d’oltremanica. Lo apprezzo e lo reputo uno che aveva davvero talento, ma credo che la memoria della maggior parte dei lettori di “Non buttiamoci giù” per quanto riguarda questo passo su Drake si sia fermata ai dialoghi. Il nome di Nick Drake sarà stato tralasciato quasi da tutti ed a fine lettura è rimasto impresso solo il punto di vista dei personaggi su un certo tizio morto a 26 anni, il loro pensiero su un artista che rimane un’incognita anche dopo essere stato nominato. Eppure il suo valore artistico è enorme. Il suo folk delicato e penetrante ha influenzato, e continua a farlo, molti songwriters inglesi, tra cui Cure e Placebo (consiglio di ascoltare una splendida cover di “Been Smoking Too Long” di Brian Molko e soci, che in origine fu cantata proprio da Drake. Si trova nella raccolta b-side ripubblicata lo scorso anno). È un autore ritenuto interessante solo per chi fa musica e non per chi la consuma, uno che non brilla di luce propria, ma che ha bisogno di essere illuminato da altri per farsi notare. “Pink Moon” è un album molto raffinato e “Place to be” è una tra le canzoni più belle di sempre: è un peccato che in pochi finora se ne siano accorti, sebbene negli ultimi anni ci sia stata una timida riscoperta delle sue creazioni. Drake era un ragazzo incompreso, troppo solo, avvilito e snobbato dal pubblico (“Pink Moon” è stato registrato su audiocassetta a casa sua ed inviato successivamente per posta alla casa discografica), ma se persino i personaggi immaginari di “Non buttiamoci giù”, che sono inglesi, non sanno nulla di lui, speranze che venga stimato molto in Italia penso che non ce ne possano essere. Certo, un buon inizio sarebbe almeno presentarlo come un autore di bella musica e non, come spesso accade, di musica indicata per aspiranti suicidi. Le sue canzoni sono magiche, dolcissime e reggono benissimo qualsiasi esame anche dopo 40 anni e per questo è illogico che restino ancora un tesoro salvaguardato solo da un ristretto numero di sensibili fans e music-makers.
Venditore:
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Artisti:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Lucia Viola 23 gennaio 2012
Disco 1
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