Il testo era per il gruppo di lettura e lo avevo cominciato in italiano. Tuttavia, mi risultava estremamente pesante, al punto che ho pensato di abbandonarlo. Ma dato che di Haruf non si faceva che dir bene, ho deciso di leggerlo in lingua originale ed effettivamente la scelta è stata felice. Non è il genere di letture che farei da me, ma, infine, l'autore ha saputo comunicarmi qualcosa di quel mondo più o meno fittizio creato dalla sua penna: la vita in una cittadina delle pianure americane, Holt, forse nel Colorado. Dico forse perché non ci sono elementi di conferma o smentita, se non il fatto che ci siano spesso riferimenti a Denver. Neppure la collocazione temporale è precisa, ma da qualche elemento si può dire che ci aggiriamo negli anni '80. L'autore ci presenta diverse storie che immancabilmente finiranno per convergere tutte verso un finale comune, che a mio avviso nemmeno è un vero e proprio finale. Ma la storia, se vogliamo, non ha neppure un inizio: dalla mia sensazione quello che Haruf ha voluto riportare è un segmento di quella vita, così com'è, senza troppi artifici, se non appunto qualche accorgimento letterario. Nel testo originale molti dei personaggi parlano in un linguaggio molto colloquiale, cosa che forse in traduzione non è stata ben resa, ma capisco la difficoltà. Alla fine cosa dire? Uno spaccato della vita americana di una quarantina di anni fa. La descrizione della vita in una cittadina dove tutti ci immaginiamo di aver vissuto, con esperienze umane e universali, che una volta di più ci insegnano che tutto il mondo è paese. Il testo è inserito in una "trilogia libera" come definita dall'autore, ossia leggibile in ordine sparso, che in italiano è stata tradotta come "Trilogia della pianura" da NN Edizioni e di cui questo tomo costituisce il primo edito in America ma il secondo in Italia, per motivi più che altro "sentimentali". Il segmento è avvincente e dal sapore romanzesco, ma la narrazione è molto sentita dall'autore e molto filmica.
