Un libro che mi è piaciuto immensamente. In esso si chiariscono le linee guida della letteratura post-esotica, si spiegano le sue forme bizzarre e soprattutto si conoscono i suoi autori, internati in un carcere di massima sicurezza, ognuno in isolamento dopo aver perso la propria (e collettiva) battaglia. Questi personaggi (tra i quali si riconoscono alcuni degli pseudonimi con cui Volodine ha pubblicato) sviluppano un linguaggio comune pur restando ognuno isolato, una letteratura avulsa e in aperta opposizione a quella tradizionale, che segue delle regole "altre" e che è frutto della condizione in cui viene composta, condivisa e tramandata. Così, man mano che gli autori muoiono, altri ne prendono il posto e ne continuano e ampliano il discorso. Siamo di fronte all'ennesimo delirio visionario dell'autore, che riesce a creare un mondo, entrarci dentro, dargli vita e coerenza e poi incarnare, di volta in volta con le sue opere "reali", le voci che lo popolano. Con il consueto stile ricco e potente, una forma innovativa (il racconto si interrompe spesso a metà frase per inserire estratti dei testi post-esotici) e una capacità evocativa unica, siamo di fronte a un nuovo tassello dell'idea volodiniana di letteratura. Ipnotico, cupo, disperato ma anche irridente, rivoluzionario, delirante, questo libro si inserisce perfettamente nell'opera dell'autore, ennesima variazione su un tema che riesce sempre a stupire ed emozionare. Menzione speciale all'edizione di 66thand2nd, graficamente bellissima, curatissima e di ottima qualità.
