Quando si dice prendere due piccioni con una fava. Pure tre in questo caso. “Il problema Spinoza” dovrebbe essere proposto in lettura nei licei. Si insegnerebbero contemporaneamente filosofia, storia e come si scrive un romanzo. L’idea di Bento Spinoza, ebreo scomunicato dalla sua comunità, che racconta il proprio pensiero in amabili conversazioni e che queste più di due secoli dopo costituiscano “un problema” con cui si arrovella uno dei peggiori ideologi nazisti è una scommessa riuscitissima e originale. Formula addirittura migliore che in “La cura Schopenhauer”. Lettura molto piacevole.
Il problema Spinoza
«Un'invenzione magistrale che fa rivivere la filosofia di Spinoza attraverso la storia della Germania nazista e la figura di Alfred Rosenberg.» - Abraham Verghese
Estonia, 1910. Il diciassettenne Alfred Rosenberg, accusato di aver proferito violenti commenti antisemiti in classe, viene condannato a una singolare punizione: imparare a memoria alcuni passi dell’autobiografia di Goethe, il poeta che l’adolescente dichiara di venerare come emblema stesso del popolo tedesco. In particolare si tratta dei brani in cui l’autore del Faust si dichiara fervente ammiratore di Baruch Spinoza, il grande filosofo ebreo del Diciassettesimo secolo. La lettura insinua nella mente del giovane Rosenberg un tarlo che lo accompagnerà per il resto della vita: come può Goethe aver tratto ispirazione da un uomo di razza inferiore? Amsterdam, 1656. Bento, in ebraico Baruch, Spinoza ha ventitré anni: la sua famiglia è di origine portoghese, sfuggita all’Inquisizione e riparatasi nella più tollerante Olanda. Bento di nascosto si istruisce sulla lingua e le idee di Aristotele e dei grandi filosofi greci presso l’accademia di Franciscus van den Enden. Con iniziale sgomento di Spinoza, van den Enden addirittura osa affidare parte dell’insegnamento alla figlia Clara Maria, di cui Baruch si invaghisce. Il risultato di questa educazione filosofica e sentimentale è scontato: il giovane pensatore viene scomunicato e costretto a condurre una vita solitaria e appartata, che lo porterà tuttavia a produrre opere sublimi per profondità e drammaticità. Opere che trecento anni dopo non smettono di tormentare, sotto forma di incessanti domande, l’«ariano» Rosenberg, divenuto uno dei fondatori del partito nazista e stretto collaboratore di Hitler: davvero Baruch Spinoza, quest’uomo appartenente a una razza da sterminare, è riuscito a sviluppare un pensiero filosofico così lucido e geniale? O forse il segreto della sua genialità non sta nella sua mente, ma altrove? Magari nella sua piccola biblioteca personale, su cui la guerra consente di mettere le mani?
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Collana:
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Anno edizione:2024
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Baghy 30 gennaio 2025Anche meglio de “La cura Schopenhauer”
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Sergio 12 gennaio 2025Drammatico
La storia, più che per il pensiero di Spinoza,pone l'accento sulla questione ebraica e sull'antisemitismo, che raggiunge il dramma nella metà del secolo scorso, ma che ha radici molto più antiche Direi più storia che filosofia... per non dimenticare...
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Enrico 30 dicembre 2024Bellissimo
Condivido più il problema di Spinoza che il problema Spinoza.. bellissimo...
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