Il procurement delle pubbliche amministrazioni. Tra innovazione e sostenibilità
La spesa destinata ai consumi intermedi delle Amministrazioni pubbliche «pesa» quasi 10 punti percentuali sul PIL nazionale. Le risorse economiche veicolate annualmente nel settore degli acquisti sono ingenti e in continua crescita. Il potere vantato dal settore pubblico di orientare il mercato è notevole e non ha eguali. Sarebbe quindi riduttivo continuare a considerare il public procurement esclusivamente come uno strumento in mano alle Amministrazioni per reperire, nel modo più efficiente, i beni e i servizi. Oppure, ancor peggio, considerarlo solo in termini di spesa pubblica corrente. L'intera macchina degli acquisti pubblici ha, a ben vedere, un alto potenziale quale driver per affrontare le sfide economiche, ambientali, sociali, di sostenibilità, di crescita, di competitività e di innovazione. In questa prospettiva, gli appalti pubblici possono diventare il volano per stimolare cambiamenti e riforme, implementare politiche pubbliche, stimolare il tessuto sociale e imprenditoriale e, conseguentemente, il sistema economico nazionale. Ma occorre una strategia organizzativa, gestionale e di razionalizzazione della spesa basata su un approccio integrato, coordinato e multilivello che coinvolga e, al contempo, responsabilizzi tutti i diversi attori, istituzionali e non, che partecipano ai processi di approvvigionamento. È necessario dunque un approccio nuovo all'approvvigionamento pubblico. Un approccio più moderno che possa trasformarlo in uno strumento strategico a disposizione degli obiettivi politici dello Stato. In quest'ottica, la ricerca promossa da Astrid esplora le nuove frontiere del procurement come leva di politica pubblica, analizza le best practices del sistema italiano ma anche i limiti e le inadeguatezze che (ancora) lo caratterizzano.
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Anno edizione:2021
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