Il racconto si dipana in un arco temporale che va dal 1928 al 1946 e l'ambientazione è equamente divisa tra un piccolo borgo rurale del Lazio e la capitale. Protagonista assoluta è Margherita (Rita) Corinzi, che, rimasta orfana e senza mezzi di sostentamento in età molto giovane, deve prendersi cura di sé e delle proprie sorelle in un contesto sociale e storico ostile. Un'esistenza molto complessa quella di Rita, lo si capisce fin dalle prime pagine che la strada da percorrere per lei sarà soltanto in salita! Additata e giudicata dai compaesani, considerata superba e di facili costumi, Rita nasconde dietro quell'apparente sicumera una grande fragilità per mancanza d'amore e di comprensione, nonché una profonda solitudine. Al suo fianco soltanto Maura e don Siro e sul finale… il riscatto che avrebbe meritato da tempo! Grazie a questa storia dal sapore amaro e a tutti i personaggi, principali e non, l'autore permette di ripercorrere le fasi dell'occupazione di Roma, fino alla grande gioia della Liberazione. La scrittura, venata all'inizio da una marcata ironia, assume pian piano un tono intenso per adattarsi alla drammaticità degli eventi. Nonostante gli indizi seminati qua e là dall'autore su un punto clou della storia, ammetto di essermi lasciata distrarre dal coinvolgimento per la narrazione dei fatti, per poi essere piacevolmente sorpresa dalle battute finali. Una nota speciale per "Gnappa" e il suo riscatto morale!
