Ian McEwan con la sua prosa elegante ci fa viaggiare nel tempo, in un futuro dove il passato siamo noi. Uno studioso del prossimo secolo insegue un poema scritto dal più famoso poeta inglese dell’inizio del XXI secolo. La ricerca è difficile, il futuro è un novello medioevo. I disastri ambientali da noi non temuti abbastanza si sono verificati, la popolazione mondiale è diminuita e vive in povertà materiale in un contesto naturale ostile. La sua ricerca lo condurrà ad una scoperta inattesa. Non voglio svelare oltre la trama. Uno dei migliori libri dell’anno.
Quello che possiamo sapere
Libro vincitore della Classifica di Qualità 2025 de «la Lettura»Tra i migliori libri del 2025 secondo il New Yorker e il New York Times
Al lettore il nuovo strabiliante viaggio letterario di McEwan offre una chiave per riscattare il presente dal senso di catastrofe imminente che lo attanaglia e per immaginare un futuro in cui non tutto è perduto.
«Arriva senza preavviso, come uno schiaffo, la nostalgia anche se il termine mal si addice a un posto che non ho mai visto. Eppure mi prende, in fondo al cuore, una strana fitta di piacere misto a pena, un anelito, una meraviglia, una tristezza. Questo anelito per qualcosa che non si è conosciuto e che è andato perso meriterebbe una parola tutta sua, perché va al di là della nostalgia, è la smania per qualcosa che un tempo era noto. Non proprio un tormento, ma nemmeno una risorsa. Quel misto di piacere e pena è emotivamente devastante, impedisce la concentrazione.»
«Un potente omaggio a un'epoca perduta... e una splendida raffigurazione di cosa significhi cercare legami umani nelle parole e fra le pagine». - Library Journal
«Questo romanzo mi ha dato così tanto piacere che a tratti mi veniva da ridere per la pura gioia della lettura.» - The New York Times
«Un romanzo ipnotico su come cerchiamo di comprendere ciò che ci ha preceduti.» - Washington Indipendent Review Of Books
«È una prova d'autore, ambiziosa più delle ultime, collegabile a Solar (2010) il suo romanzo di Climate Fiction, ma decisa a spingersi oltre per dirci che ci aspetta un nuovo diluvio e sull'arca non saliranno gli innocenti, ma gli ignavi». - Gabriele Romagnoli, la Repubblica
«Ci voleva Ian McEwan per una rivelazione spettacolare del declino.» - Giuliano Ferrara, Il Foglio
Nell’ottobre del 2014, durante una cena tra amici, il grande poeta Francis Blundy dedica alla moglie Vivien un poema che non verrà mai pubblicato e di cui si perderanno le tracce. Un secolo più tardi, in un mondo ormai in gran parte sommerso dopo un Grande Disastro, lo studioso di letteratura Thomas Metcalfe scopre degli indizi che puntano a un intreccio amoroso e criminale. Ma che ne sappiamo degli uomini e delle donne del passato, con le loro passioni e i loro segreti? E che sapranno i nostri discendenti di noi e del mondo guasto che gli lasceremo in eredità? Nel maggio del 2119 Thomas Metcalfe, studioso di letteratura del periodo 1990-2030, si reca per l’ennesima volta alla biblioteca Bodleiana per consultarne gli archivi, a lui arcinoti, nel tentativo di scovare qualche scampolo di informazione inedita sull’oggetto dei suoi interessi, la fantomatica “Corona per Vivien” del grande poeta Francis Blundy, mai ritrovata. Il viaggio è disagevole, ora che la Bodleiana è stata trasferita nella Snowdonia, nel Nord del Galles, per sottrarre il suo prezioso contenuto alle acque che, dopo il Grande Disastro e l’Inondazione che ne seguì, sommersero l’originaria sede, a Oxford, e gran parte della terra. Ma gli abitanti del ventiduesimo secolo, sopravvissuti a quella catena di eventi, sono avvezzi al disagio e alla penuria, e inclini a guardare alla ricchezza e alla varietà del mondo precedente ora con rabbia ora con sognante nostalgia. Forse anche così si spiega l’ossessione di Metcalfe per il poemetto perduto. Miracolo di costruzione poetica, la Corona di Blundy fu composta poco più di cent’anni prima, nel 2014, in occasione del compleanno della moglie Vivien, e recitata un’unica volta durante i festeggiamenti presso il Casale dei Blundy, in un tripudio di vini e cibi deliziosi e ora introvabili, alla presenza della loro cerchia di amici. Facendo riferimento al celebre banchetto del 1817, cui parteciparono Keats e Wordsworth, l’evento fu successivamente definito «Secondo Immortal Convivio». La profusione di diari, corrispondenze e messaggi disponibili racconta delle correnti di amore e invidia che attraversavano tutti i partecipanti, del primo marito di Vivien, il liutaio Percy, e della malattia degenerativa che si era impossessata del suo cervello, delle ambizioni represse della donna. Ma dell’agognata “Corona per Vivien” neanche l’ombra. Che fine ha fatto la sublime poesia della cui stessa esistenza ormai i più dubitano? Quale verità si cela dietro la sua scomparsa? E quale differenza potrebbe mai fare il suo ritrovamento? Sarà un’intuizione geniale a fornire l’indizio che orienterà Metcalfe in una caccia al tesoro stevensoniana nell’ignoto. Il suo viaggio svelerà una storia d’amore e di compromessi e un crimine impunito, e getterà una luce nuova su figure che le parole tramandate gli avevano fatto credere di conoscere intimamente.
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Anno edizione:2025
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Rachele 03 dicembre 2025Leggetelo
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MaRiofreddo 01 dicembre 2025COMPIACIMENTO STILISTICO
Ian McEwan conferma le sue indiscusse doti di narratore raffinato. Questo romanzo è indubbiamente interessante e apprezzabile ma mi lascia qualche perplessità in termini di bilanciamento tra le due parti ed anche per una sorta di autocompiacimento culturale che appesantisce la fruizione. La trama ruota, sostanzialmente, intorno a un componimento poetico (una "corona") scritta nel 2014 dal poeta Francis Blundy per sua moglie Vivien ("Corona per Vivien" mai ritrovata), durante una cena paragonata al banchetto cui parteciparono, nel 1817, Keats e Wordsworth e, perciò, definita "Secondo Immortal Convivio". Nella prima parte (a mio avviso di gran lunga superiore alla seconda) ci ritroviamo proiettati di 100 anni nel futuro, per la precisone nel 2119, e lo studioso di letteratura Thomas Metcalfe cerca informazioni sulla "Corona". Per farlo intraprende un disagevole viaggio nel Nord del Galles sommerso in gran parte dalle acque dopo il Grande Disastro e l'Inondazione che hanno visto quasi scomparire la parte settentrionale del globo a favore dell'espansione (anche politica) della Nigeria. Il rapporto tra Thomas e la sua compagna Rose si sostanzia in dotte disquisizione letterarie e di riflessioni sui motivi che hanno portato alla catastrofe ecologia, sviluppando una sorta di rimpianto e di nostalgia per il passato (eccellenti i capitoli sedicesimo e diciottesimo). Nella seconda parte invece l'autore cambia completamente registro e narra, in prima persona, la versione di Vivien, dei suoi molti amori, del rapporto con Francis e della "gestione" della famosa "Corona". Questa figura femminile mi è parsa particolarmente antipatica nel suo egoismo e nella precarietà affettiva. Tra le figure maschili molto dolce quella del primo marito, il liutaio Percy, con il suo inesorabile declino mentale. Troppo lunghe e dotte le disquisizioni letterarie. Prevale il sentimento del rimpianto e dell'anelito a riscrivere, se fosse possibile, il passato.
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