Le regole di Mastro Cimonà

Il libro comincia con un fatto drammatico che riguarda la fidanzata del commissario Dario Seriotti e la conseguente preoccupazione di quest’ultimo; successivamente l’attenzione del lettore viene spostata a una serie di tragici incidenti automobilistici di auto riparate presso l’officina di Mastro Cecio. La lettura è scorrevole, anche se un po’ difficoltosa, specie all’inizio per monologhi in prima persona abbastanza oscuri. La figura del commissario è ben realizzata e sono descritte con cura le sue emozioni e in suoi pensieri; il personaggio di Vincenzo Cimonà (Mastro Cecio) è interessante, simpatico e competente nel suo lavoro, oltre che serio, affidabile e altruista. Il finale è interessante, coinvolge più personaggi e risolve sensi di colpa e antichi risentimenti. La parte di giallo con identificazione del colpevole poteva essere approfondita ulteriormente. Nel complesso è un libro discreto.

Il commissario Dario Seriotti si occupa di una serie di incidenti automobilistici che in un primo momento sembrano disgiunti e casuali, ma che poi con l’approfondirsi delle indagini appaiono collegati e uniti verso un unico fattore comune: l’autofficina di Mastro Vincenzo Cimonà. Tuttavia Seriotti non sta attraversando un periodo facile, perché molto preoccupato per le condizioni della sua amata Anna, per cui non riesce a concentrarsi come e quanto vorrebbe sul caso, che arranca e fatica a farsi nitido ai suoi occhi, finché la necessità di fermare il colpevole e fare luce su quella pericolosa vicenda, spazza via le nubi e si presenta con tutta la sua drammatica verità. La storia è interessante nel complesso, ma la parte gialla è mischiata a elementi filosofici che diluiscono molto l’intreccio, distogliendo spesso l’attenzione del lettore dall’indagine principale. L’indagine stessa avrebbe meritato qualche interrogatorio in più e l’individuazione del killer avviene forse un po’ troppo presto, ma riesce comunque a rendere l’idea del disegno criminoso voluto dall’autore.