Un album che ha fatto la storia del rock. David Bowie si è creato un alter-ego, Ziggy Stardust, un alieno ambiguo e misterioso. Dopo le morti di molte rockstar, infatti, decide di creare un personaggio da gettare in pasto al pubblico, un essere esistente solo sul palco, pronto a morire per essere mitizzato. Bowie si rinnova anche musicalmente, unendo il pop al rock più viscerale, si consacra così uno dei più grandi esponenti del “glam”. L’artista inglese narra l’esordio del personaggio e la sua parabola discendente in questo disco, che è quasi un concept-album. Ziggy è l’uomo delle stelle, oppure un emissario di questo, non ci è dato sapere, sulla terra è diventato una rockstar e suona negli Spider from Mars. E’ riuscito infatti grazie alla sua ambiguità sessuale e al suo carisma a conquistare il pubblico, che lo vede quasi come un messia. Ma il successo gli dà alla testa, perde ogni contatto con la realtà e arriva al suicidio. Indirettamente però è il pubblico che lo uccide (qui la critica di Bowie è feroce), perché ha desiderato un artista vuoto, un uomo fatto di sola apparenza , da mitizzare all’occasione. A tale personaggio, per rimanere nella storia, non rimane quindi che diventare un “suicida del rock and roll”. Quest’album porterà finalmente Bowie al successo, è l’opera della maturità. Come al solito i suoi testi sono ricchi di riferimenti musicali, cinematografici e letterari,. Il brano più famoso è “Starman”, costruito sulla linea melodica di “Somewhere over the rainbow” , colonna sonora de “Il mago di Oz”.
