Ritorno in Valdarno
Il titolo recita "Ritorno in Valdarno" e fa subito pensare a un viaggio e a un ritorno fisici nei luoghi in cui l’io poetico narrante ha vissuto, ha operato e ha svolto buona parte della propria esistenza insieme alle persone più care. Invece, non si tratta di questo: "Ritorno in Valdarno" vuol essere un vero e proprio viaggio mentale, un vero e proprio ritorno, attraverso la memoria e il ricordo, nei luoghi dell’anima e del cuore per poterli immortalare ed eternare attraverso la parola poetica che – come ci ha insegnato Ugo Foscolo – vince di mille secoli il silenzio. Non si tratta, dunque, di un viaggio-ritorno verso un’Itaca fisica ma soltanto di un viaggio-ritorno verso un’Itaca mentale, dell’anima, che non è certo meno struggente e stringente di quello che Ulisse aveva cercato di realizzare in tanti anni di avventure e disavventure. Ritorno, quindi, da intendere, appunto, come nostos, come dolorosa nostalgia, come volontà-desiderio-struggente di recuperare un mondo e un tempo perduti, di cui si va alla proustiana ricerca per poterli afferrare una volta per sempre ed eternarli con la parola scritta. Dalla Prefazione di Salvatore La Moglie.
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Anno edizione:2025
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