Ritratto in piedi - Gianna Manzini - copertina
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Letteratura: Italia
Ritratto in piedi
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Descrizione

Un memoir che è una meditazione sulla vergogna, sul dolore, sulla perdita e la riconciliazione, una storia che ci interroga «sul potere dell’arte di liberarci, sulla sua capacità di dare forma anche alla propria insufficienza».


In una narrazione intima e naturalmente poetica, Gianna Manzini ripercorre la propria infanzia, esplorando il complesso rapporto con il padre, Giuseppe Manzini, fervente anarchico scomparso nel 1925 dopo un’aggressione fascista. Un padre che alla figlia trasmette la sua più profonda convinzione: «Non basta averlo un ideale; bisogna esserne degni: capaci cioè di sacrificargli qualsiasi cosa, a cominciare da se stessi». Un padre che nella figlia si riconosce: «“Tu” disse infine “sei come me.” Pensava: “Non ti tireresti indietro, tu”». Nell’intrecciare i propri ricordi con le riflessioni sulla figura paterna, la sua integrità morale e inflessibilità, «l’autrice-narratrice – sostiene Cristina Savettieri – esplora lo spazio interiore dei suoi personaggi dandogli voce e immaginandone i pensieri e le emozioni, e varca così il confine che separa le scritture rigorosamente dal vero dall’invenzione narrativa». Ritratto in piedi (1971) è un’opera modernista dallo stile insolito, disarticolato, in cui rievocazioni epifaniche e pensieri emozionati si muovono in un groviglio di voci narrative – la bambina, l’universitaria, la scrittrice anziana – e piani temporali distinti.

Dettagli

17 settembre 2024
240 p., Brossura
9788804769552

Conosci l'autore

Foto di Gianna Manzini

Gianna Manzini

1896, Pistoia

(Pistoia 1896 - Roma 1974) scrittrice italiana. Fu tra i collaboratori di «Solaria» e «Letteratura». Esordì nel 1928 con Tempo innnamorato, cui hanno fatto seguito numerose altre opere di narrativa: Boscovivo (1932), Lettera all’editore (1945), Il waltzer del diavolo (1947), La sparviera (1956, premio Viareggio), Allegro con disperazione (1965), Ritratto in piedi (1971, premio Campiello). Lo stile raffinato delle sue pagine è improntato a un naturalismo impressionistico che tende a trasformarsi in un intimismo autobiografico.

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