Rivière, Sandberg, Bardi. Il museo degli anni Cinquanta
Nell'Europa del secondo dopoguerra, uno dei temi più ricorrenti nel dibattito architettonico è stato senza dubbio quello della costruzione di edifici a destinazione culturale. Tra di essi, il museo dismette la sua natura elitaria e va a occupare i luoghi strategici della nuova città: parchi urbani, campus, zone depresse. Spazio pubblico per eccellenza, in esso si riconosce un nuovo tipo di cittadino. Se da un lato le avanguardie artistiche spingono per una maggiore interazione col pubblico, dall'altro l'attività di architetti e teorici come Costant, Cedric Price, Renzo Piano e Richard Rogers ispirano curatori e museologi nella realizzazione di nuovi edifici. Gli scritti dei direttori Georges-Henri Rivière, Willem Sandberg, Pietro Maria Bardi delineano i temi della nuova architettura, della flessibilità spaziale e della partecipazione critica, analizzando le opere di Affonso Reidy, Franco Albini, Franco Minissi, Lina Bo Bardi ed altri architetti che in quegli anni si erano misurati col tema del Museo.
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Anno edizione:2016
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