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Anno edizione: 2021
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In questo libro Emanuele Atturo indaga il mistero della presenza sacrale di Federer su un campo da tennis. Dai primi anni difficili e stranamente indisciplinati, a quelli del suo dominio incontrastato, per poi arrivare alle rivalità infinite, prima con Rafael Nadal e poi con Novak Djoković, che col loro confronto di stili hanno fatto brillare ancora più intensamente l'unicità del tennis di Federer.
Roger col completo bianco immacolato, l'iconica fascia da samurai, la bocca un po' triste e lo sguardo stretto e assorto. Quando cammina sul prato verde di Wimbledon, sul suo prato, nei momenti più duri o in quelli più felici, Federer non perde mai una profonda imperturbabilità, la forma di eleganza più apprezzata nel tennis. In uno sport sempre più dominato dall'atletismo estremo, Federer riesce a vincere mantenendo un'armonia neoclassica che lo fa apparire come la versione perfezionata dei tennisti del passato. In questo libro Emanuele Atturo indaga il mistero della presenza sacrale di Federer su un campo da tennis. Dai primi anni difficili e stranamente indisciplinati, a quelli del suo dominio incontrastato, per poi arrivare alle rivalità infinite, prima con Rafael Nadal e poi con Novak Djoković, che col loro confronto di stili hanno fatto brillare ancora più intensamente l'unicità del tennis di Federer. Col passare del tempo le vittorie di Roger sono diventate più rare delle sconfitte, creando il paradosso perfetto del giocatore insieme più vincente e più perdente della storia. Il suo tramonto, così lungo ed enigmatico, ha reso la sua figura ancora più amata. Nei successi ma anche negli insuccessi, Federer è riuscito a incarnare l'essenza del suo sport, fino a diventare quasi più grande del tennis stesso.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La narrazione è ben descritta dal tweener in copertina: un colpo quasi irreale, per difficoltà tecnica di esecuzione. La storia di Roger Federer, raccontata dagli occhi di chi lo ha venerato (e continua a farlo) è quasi irreale, quasi mitologica; ogni evento, per quanto storico, ha i caratteri della mistificazione verso la sacralità e quella che, a più riprese, sembra dover essere una parabola discendente diventa, per contro, una sinusoide, tra momenti estatici e clamorose debacle. È il racconto di Roger e delle sue nemesi: se stesso, giovane e dinoccolato e sbarbatello nel circuito; l'atletismo di Rafael Nadal; il cinismo di Nole Djokovic; l'incessante scorrere del tempo anagrafico. La fine è ricamanata tutto attorno all'interrogativo più logorante per uno sportivo e per un suo sostenitore: la possibilità di un finale lieto, all'altezza di tutta la storia raccontata. Ed è bello sapere di avere un vantaggio conoscitivo anche sull'Autore, che mai avrebbe potuto immaginare la Laver Cup del 2022.
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