Scoprire la Roma di fine ottocento era quello che mi mancava. E' stato come aprire una cassettiera, di quelle pesanti, dimenticate nelle case di vecchie prozie. Quella Roma era ancora lì, un flashback che si è animato per l'occasione. E ha regalato LA citazione: "Perché Roma è uno di quegli incontri che, una volta andati bene, possiedono un uomo per sempre, e non gli permettono altre nostalgie".
Roma, non basta una vita
«Chi ha rivelato Roma ai romani è stato un non romano, un ve neto, Silvio Negro, capo della redazione romana del Corriere della Sera e vaticanista di fama europea», scrive Stefano Malatesta nell’introduzione a questa nuova edizione di Roma, non basta una vita, l’opera più nota del giornalista e scrittore considerato il creatore della nuova informazione vaticana, l’inventore del vaticanismo moderno. Volume postumo, pubblicato per la prima volta dopo due anni dalla morte di Negro – il titolo si deve a Dino Buzzati, grande amico dell’autore –, il libro segna una svolta rilevante tra i cultori della «romanità». Prima di Negro imperavano, come scrive Malatesta, «romanisti, cultori e re tori di una romanità medio-borghese, che avevano come numi tu telari non il grandissimo Belli ma Trilussa e Pascarella». Con Negro, scrittore che aveva vinto il Premio Bagutta nel ’36, dopo Gadda, Palazzeschi e Comisso, l’aneddotica romanesca assurge a genere letterario in grado di illuminare, più di numerosi e ponderosi saggi, l’arte e la storia autentica della capitale. Come il flâneur di benjaminiana memoria, Negro conduce il lettore negli angoli più riposti della capitale, là dove «l’anima e il corpo» della Città eterna possono offrirsi davvero allo sguardo. Non soltanto, dunque, il Colosseo, San Pietro, i Fori, il Campidoglio e così via, ma la piazzetta che si schiude inaspettata, con la sua luce insolita, tra i palazzi; l’iscrizione misteriosa che si scopre improvvisa su un monumento celebre o un edificio ben conosciuto; l’architettura che si ritiene minore e invece possiede preziosi e insospettati elementi; il colore delle case strappato alla tavolozza dei secoli; oppure anche il monumento principe che, fuori dall’inquadratura stereotipata del luogo comune, svela per la prima volta verità e segreti inimmaginati. I luoghi, insomma, dove si mostra che Roma ruota attorno a qualcosa che supera le generazioni e i secoli, e li plasma e li ricrea secondo il suo genio, perché è al di sopra della comune ragione degli uomini. «Roma è troppo, o forse Roma è troppa. “Roma non basta una vita” ha scritto Silvio Negro, uno dei più illustri studiosi dell’Urbe» Filippo Ceccarelli
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Lingua:Italiano
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Luca 03 gennaio 2023
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